LANCIANO – Il gip del tribunale di Lanciano ha disposto il sequestro di 12 impianti di depurazione delle acque reflue gestiti dalla Sasi spa. Il sequestro, chiesto dalla Procura di Lanciano, e’ stato eseguito questa mattina dalla polizia giudiziaria del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Pescara, della Capitaneria di Porto di Ortona e del Comando Provinciale del Corpo Forestale di Chieti.
Gli impianti sequestrati sono: S. Liberata, Villa Martelli, Cerratina nel comune di Lanciano; Pagliaroni, nel comune di Treglio; Vallevo’ e Cavalluccio nel comune di Rocca San Giovanni; Valloncello, Osento e Ianico nel comune di Atessa; Sangro nel comune di Quadri; Zappetti nel comune di Bomba; Civitella nel comune di Santa Maria Imbaro. Gli impianti sono stati affidati in custodia giudiziale ai responsabili, disponendo il differimento della chiusura materiale degli impianti di 30 giorni, “anche per consentire eventuali attivita’ dirette a rimuovere i fatti illeciti allo stato accertati”, si legge in un comunicato della Procura di Lanciano.
“Relativamente alla gestione dei rifiuti prodotti dagli impianti, il quadro che emerge dai riscontri effettuati e’ gravissimo, ma soprattutto evidenzia, ancora una volta, la pessima gestione della Sasi degli impianti di depurazione”. E’ un passaggio delle conclusioni della richiesta di sequestro dei 12 impianti di depurazione della Sasi che la Procura di Lanciano ha inoltrato al Gip, ottenendo la misura cautelare.
Il decreto di sequestro e’ stato emesso dal Gip di Lanciano, Massimo Canosa, per la “grave situazione in atto degli impianti di depurazione operativi nel circondario di Lanciano” fotografata dalle indagini svolte dal Noe di Pescara, dalla Capitaneria di Porto di Ortona e dal Corpo Forestale di Chieti e da varie relazioni di consulenza tecnica di due specialisti del settore. Il Gip ha accolto la richiesta di sequestro inoltrata dalla Procura in quanto “le violazioni ambientali riscontrate dagli organi di controllo e dai consulenti tecnici del pubblico ministero sono persistenti, tuttora in atto e derivanti da una programmatica, pervicace e dolosa gestione degli impianti del tutto noncurante degli esiti negativi dei controlli succedutisi nel corso degli anni (principalmente ad opera dell’Arta)”, sottolinea la nota della Procura di Lanciano.
“Appare quindi necessario impedire che i reati siano portati ad effetto attraverso un vicolo cautelare che, se da un punto di visto oggettivo impedisce la prosecuzione del reato, in una prospettiva di medio termine imporra’ agli organi deliberativi della societa’ di porre in essere adeguati investimenti, il loro ammodernamento e l’adozione di tutti gli strumenti atti a garantirne una migliore funzionalita’ a tutela dell’ambiente e, in definitiva, dell’uomo”, sottolinea la Procura. I reati ambientali che il Gip ha ritenuto sussistere sono: reati in materia di scarichi, di rifiuti e di danneggiamento delle acque.
“I controlli eseguiti nelle ispezioni hanno evidenziato uno stato di obsolescenza degli impianti con i quali non e’ possibile conseguire i rendimenti depurativi previsti dalle norme ambientali previste dal decreto legislativo 152/2006”. E’ quanto sottolinea in un passaggio della richiesta di sequestro il procuratore di Lanciano, Francesco Menditto.
“Alcuni degli impianti a fanghi attivi rinvenuti sebbene di vecchia concezione forniscono un buon abbattimento delle sostanze organiche ma in qualche caso la fase di sedimentazione secondaria (sottodimensionata) inficia i rendimenti depurativi ottenuti, con una fuoriuscita di fanghi allo scarico che apportano alle acque un elevato contributo inquinante, vanificando cosi’ l’operazione di demolizione biologica effettuata con i fanghi attivi”, scrive Menditto a proposito dell’inefficienza degli impianti depurativi sequestrati questa mattina. “La presenza di numerosissime Vasche Imoff (che rappresentano circa il 74% dei trattamenti) con i bassissimi rendimenti depurativi da queste conseguibili e la dismissione prevista dalla norma, impone che gli enti preposti (ATO, Regione, Provincia) adottino tempestive misure alternative per il trattamento delle acque reflue soprattutto per eliminare l’elevato impatto ambientale che hanno sui corpi idrici ricettori (falda, fiume, lago, mare ndr)”. Le indagini, svolte dall’aprile 2013 al febbraio 2014 su reati “ancora in atto”, sottolinea la nota della Procura frentana, hanno riguardato anche la mancanza di strumenti di controllo come “la portata e valutazioni sul carico effettivamente influente sugli impianti che non ha consentito di potere effettuare sui depuratori verifiche diverse da quelle svolte, soprattutto quelle necessarie alla determinazione del carico effettivo su ogni singolo impianto”, si legge in un passaggio della consulenza tecnica su cui si e’ basata la richiesta di sequestro.
“Sugli impianti e’ stata rinvenuta una cattiva gestione dei rifiuti, spesso accompagnata da uno sversamento sul suolo degli stessi o addirittura del presumibile scarico di questi nei corpi idrici ricettori degli impianti. E’ emerso anche che alcuni di questi impianti – in occasione del sopralluogo svolto dai consulenti tecnici – erano fermi, abbandonati a se stessi con by-pass attivi. La situazione riscontrata non costituisce un episodico evento occasionale dovuto ai problemi tecnici rilevati dal gestore, ma e’, senza ombra di dubbio, un fatto non isolato visto che in occasione delle ispezioni eseguite dall’ARTA sono stati rilevati sistematicamente gli stessi fermo dell’impianto”, si legge ancora nella relazione tecnica. “La mancanza, pertanto, di controlli sistematici, il numero esiguo di operai e tecnici impiegati nella conduzione degli impianti, gli insufficienti e scadenti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria portano alla conclusione che viene operata dalla SASI e dalla ECOESSE una inidonea gestione degli impianti, non presidiati e in alcuni casi non raggiungibili dalle vie di accesso”. Dalla lettura dei registri di conduzione degli impianti risulta ai consulenti tecnici della Procura di Lanciano che “il personale addetto compie visite sugli impianti limitandosi ad effettuare verifiche grossolane e superficiali sul loro funzionamento”.