PESCARA – Sono stati ascoltati i primi testimoni del processo Ato,al tribunale di Pescara. Il processo riguarda l’inchiesta sul cosiddetto “partito dell’acqua” che si sarebbe creato in Abruzzo nell’ambito dell’Ato numero 4 pescarese, che conta tra i 12 imputati l’ex presidente Giorgio D’Ambrosio, l’ex sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma, l’ex sindaco di Francavilla Roberto Angelucci, entrambi ex componenti del cda Ato; il professore Luigi Panzone.
I fatti si riferiscono al periodo tra il 2003 e il mese di dicembre 2007. Nel mirino del pm Valentina D’Agostino un utilizzo improprio delle risorse economiche e strutturali dell’Ato per fini propri. Tra i testi citati oggi dall’accusa il consulente Giampiero Di Plinio, il quale ha riferito che le assunzioni all’Ato non avvenivano attraverso un concorso pubblico ma tramite chiamata diretta e che questo avrebbe comportato maggiori spese per l’ente e quindi per i cittadini.
Sul banco dei testimoni e’ salito anche un ex dipendente Ato, dalla cui denuncia sono partite le indagini condotte dalla digos di Pescara. L’uomo ha ricostruito le vicende interne all’Ato e ha confermato le dichiarazioni rese alla digos circa presunte irregolarita’ e illegittimita’ relative alle assunzioni e ad alcuni atti deliberativi assunti dal cda dell’Ato.
Sempre oggi, ha testimoniato un agente della digos che si e’ occupato delle indagini. Il teste ha parlato delle cene e dei pranzi che venivano fatte passare come spese di rappresentanza e che, secondo l’accusa, non erano tali. Tra queste una cena di 785 euro al ristorante Duilio e un’altra di 608 euro offerta da D’Ambrosio al cda dell’Ato in occasione del Natale 2004. Il poliziotto della digos ha affrontato anche la questione della delibera 62/2007 relativa alla proroga di alcuni contratti Ato. Secondo l’accusa, il provvedimento datato 29 ottobre 2007 risalirebbe invece al 29 novembre 2007. Per questa vicenda l’ex segretario dell’Ato Fabrizio Bernardini il 20 febbraio 2013 e’ stato condannato dal gup a un anno (rito abbreviato).
In aula si e’ parlato poi della questione della laurea in Economia e Management che l’accusa ritiene comprata da D’Ambrosio con la complicita’ del professore Luigi Panzone. A riprova di questa tesi, il testimone ha fatto riferimento ad una serie di colloqui telefonici tra i due imputati e ad alcuni assegni rinvenuti durante le indagini. Nello specifico, il teste ha sostenuto che c’e’ una contestualita’ temporale tra gli esami sostenuti da D’Ambrosio e il denaro versato a Panzone tramite gli assegni.
Gli imputati devono rispondere, a vario titolo, di peculato, corruzione, abuso d’ufficio, falsita’ materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsita’ ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato e in violazione dell’articolo 97 della Costituzione. La prossima udienza si terra’ il 14 ottobre, alle 9.30. In quell’occasione parleranno i testimoni della difesa, mentre il 27 ottobre si terra’ la discussione.