ROMA – Angelino Alfano vuole che il prossimo candidato premier del centrodestra venga eletto attraverso elezioni primarie il più aperte possibile. Lo ha detto a Bruno Vespa per il libro ‘Sale, zucchero e caffe’. “La mia idea – ha detto il vicepremier Alfano – non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie (Beatrice Lorenzin era coordinatrice dei miei comitati). Io stesso, poi, le bloccai quando Berlusconi decise di ripresentarsi, e Giorgia Meloni ancora me lo rimprovera. Alle prossime elezioni, il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti. Chi prende più consensi diventa il candidato”.
Contrario invece Raffaele Fitto: “Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il ‘dopo’ – ha detto sempre nel libro di Vespa -. Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a palazzo Chigi sarebbe stato Alfano”. Quindi? “Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si fara’”.
“A proposito della linea del partito – ha sottolineato Alfano -, il nostro è stato sempre un grande movimento a guida e a prevalenza moderata. Non è un bene che finisca in mano a estremisti. Berlusconi non lo è, ma c’è il rischio che nella gestione pratica e quotidiana della comunicazione si prenda quella deriva». Uno degli obiettivi, spiega il vice premier Alfano in un passaggio del libro di Bruno Vespa, è “rilanciare un grande centrodestra sul modello della formidabile intuizione di Silvio Berlusconi del 1994 che ebbe enorme successo e che si ripeté nel 2001 con la Casa delle Libertà. Un’alleanza – dice – delle forze politiche alternative alla sinistra, che condivisero un programma dentro una coalizione che vinse e governò per cinque anni”.
Oltre a Fitto, diverse le voci contrarie alle primarie richiamate dal vicepremier. “Leggo con stupore misto ad amarezza – ha detto Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia- le dichiarazioni di Alfano contenute nel libro di Bruno Vespa. Per me Forza Italia è un patrimonio che non dovrebbe essere intaccato con dichiarazioni così avventate e radicali. L’unica ragione per cui scelgo di restare in Forza Italia – prosegue – è la leadership umana e politica del presidente Silvio Berlusconi, il quale fa bene a non lasciare Forza Italia né ai supposti estremisti né tantomeno a coloro che non hanno dimostrato alcuna lealtà e solidarietà nei suoi confronti nel momento più difficile della sua vita personale”. D’accordo con Bondi anche Daniele Capezzone: “Condivido parola per parola le dichiarazioni dell’amico Sandro Bondi. Quanto alle dichiarazioni del vicepremier Alfano, io resto della mia opinione: l’estremismo più temibile, per l’Italia e per i nostri elettori, sarebbe quello di chi dovesse accettare l’idea di aumentare la pressione fiscale o di rimettere la tassa sulla prima casa sotto falso nome”.
“Il punto di separazione non è stato e non è il nome del nuovo partito, Forza Italia, che richiama anni bellissimi, e neanche i ruoli personali, a cominciare dalla segreteria del partito. Le questioni sono sempre state tre, e cioè la linea del partito, la stabilità del governo e il futuro, ovvero la modalità attraverso cui si individua il futuro gruppo dirigente a cominciare dai prossimi candidati per tutte le competizioni”, ha detto Alfano.