ROMA – È il No che prevale con un grande margine nel referendum di Alitalia e il rilancio della compagnia sembra sempre più lontano. Alle 16 si sono chiuse le urne per i dipendenti che dovevano esprimersi sull’intesa sul taglio al costo del lavoro. Lo spoglio non è ancora terminato, ma i voti contrari al referendum indetto dai sindacati sul pre-accordo relativo al piano industriale di Alitalia sfiorano quota 5.800 mentre i favorevoli sono sotto i 2.500. Una scelta che decide il futuro dell’ex compagnia di bandiera: con la vittoria del No non ci sarà la disponibilità degli azionisti a dare nuova liquidità all’azienda, a corto di ossigeno.
Al momento, quando mancano ancora i risultati del personale in pista a Fiumicino e dei lavoratori degli scali periferici, i numeri sono chiari. I naviganti che hanno votato al Crew Brieifing Center sono stati in gran parte contro: 3.166 contro 304 sì. Tra il personale degli uffici hanno votato a favore in 777, ma i contrari sono stati 443.
Nei due scali milanesi, dove in gran parte vi è personale navigante, i contrari sono stati 976 contro 192 sì. Nella manutenzione, che è un settore tutelato dall’accordo di venerdì scorso e che ha evitato una massiccia esternalizzazione, i consensi sono stati 749 ma i contrari non sono mancati: 373 lavoratori hanno barrato la casella del No. Nei vecchi uffici della Magliana a Roma, dove sono rimasti il call center e la divisione IT, i contrari sono stati 193 e i favorevoli 39. E, infine, tra gli impiegati dello scalo romano, i contrari sono stati ben 648 e i favorevoli 407.
Al voto avrebbe partecipato l’87% degli aventi diritto, cioè 11.400 lavoratori. Per domani è stato convocato il consiglio amministrazione di Alitalia, che molto probabilmente chiederà il ricorso all’amministrazione straordinaria. In questo caso Alitalia si avvierebbe verso un ridimensionamento e il commissario potrebbe tagliare circa metà del personale e mettere in liquidazione la società, facendo di Alitalia un vero «spezzatino».