
ATESSA – Sergio Marchionne arriva in Abruzzo. E lo fa con una buona notizia per i lavoratori, annunciando investimenti per il restyling del Ducato che ammontano a oltre 700 milioni di euro. “Senza regole certe, questo in Sevel è l’ultimo investimento in Italia” ha detto l’ad di Fiat nella sua visita alla Sevel in Val Di Sangro. Nell’occasione, Marchionne ha accolto l’invito di Maurizio Landini, per un incontro che metta fine alle liti giudiziarie tra il Lingotto e le tute blu della Cgil, e ha sottolineato che «siamo più che disponibili ad incontrare la Fiom ma partendo dal dato acquisito che non possono essere messi in discussione gli accordi presi dalla maggioranza dei lavoratori”.
“Il Paese – ha aggiunto – ha bisogno di ritrovare una pace sindacale perché, oggi più che mai, è essenziale lavorare in uno spirito di collaborazione se vogliamo far ripartire lo sviluppo. Adesso è il momento di mostrare che siamo all’altezza della situazione. È il momento di ripartire e di farlo nel modo che conosciamo meglio, dal valore fondamentale su cui questo Paese è stato fondato: il nostro lavoro”. Per quanto riguarda la partita degli investimenti, l’ad ha spiegato di non voler mettere in discussione quelli già annunciati, “ma non possiamo accettare che comportamenti violenti e il boicottaggio del nostro impegno vengono considerati esercizio di diritti anche da parte di autorevoli istituzioni». A livello nazionale, invece, “serve un piano di coesione nazionale per la ripresa economica”, ha rimarcato ancora una volta Marchionne. La Fiat, ha continuato, «può prendersi in carico tutte le incertezze legate ai cicli economici perché questo fa parte del nostro mestiere. Ma quello che non possiamo fare è prenderci carico di un sistema che non garantisca regole certe. Non siamo disposti ad assumerci nuovi rischi; prima di nuove iniziative vogliamo la certezza della gestione e un quadro affidabile di diritti”.
Marchionne ha poi fatto il punto sugli ultimi nove anni di Fiat: da un orizzonte limitato all’Europa a una presenza in tutto il mondo; fatturato triplicato e dipendenti raddoppiati. Il manager ha rimarcato gli indicatori che denotano la crescita del Gruppo: “Nel 2004, il nostro fatturato era di 27 miliardi di euro, oggi è arrivato a 84 miliardi. Da 100mila dipendenti siamo passati a 215mila. In meno di un decennio i lavatori Fiat in Europa sono cresciuti di 15mila unità». Nel 2004 Fiat era un produttore di auto dalle dimensioni modeste, con circa 1,8 milioni di unità all’anno; a fine 2012 Fiat e Chrysler hanno venduto più di 4,2 milioni di veicoli, posizionandosi al settimo posto tra costruttori mondiali. «Ma soprattutto – ha detto Marchionne – la Fiat di allora era un’azienda in profondo rosso, le cui perdite a livello operativo erano di oltre un miliardo di euro l’anno, tutte concentrate in Europa. Adesso siamo un gruppo solido capace di generare significativi profitti nonostante le perdite collegate ai marchi generalisti in Europa. Dalle potenziali ceneri di un costruttore italiano, abbiamo creato un gruppo automobilistico con un orizzonte globale”.