ROMA – Nessun riscontro di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori dal Nordafrica, mentre il rischio «si presenta più concreto» lungo la rotta balcanica. Lo indica la relazione annuale dei servizi di intelligence inviata al Parlamento, evidenziando come la regione balcanica sia zona di transito privilegiato di foreign fighters (oltre 900 sono partiti da lì per i teatri di guerra), nonchè area di «realtà oltranziste consolidate».
Il fenomeno dei foreign fighters in Italia, «inizialmente con numeri più contenuti rispetto alla media europea, è risultato in costante crescita». Particolarmente critico appare, secondo le analisi degli 007, «l’auto-reclutamento di elementi giovanissimi, al termine di processi di radicalizzazione spesso consumati in tempi molto rapidi e ad insaputa della stessa cerchia familiare». Massima vigilanza operativa, pertanto, è stata riservata al possibile rientro in Italia di soggetti che hanno combattuto nei teatri di guerra, nonché dei cosiddetti “pendolari” in grado di muoversi liberamente nello spazio Schengen perché già residenti sul territorio italiano o i altri Paesi europei. Gli aspiranti combattenti partiti per la Siria e l’Iraq sarebbero, secondo stime, circa 30mila (tra combattenti attivi, rientrati nei Paesi di origine, arrestati e deceduti), provenienti da più di 100 nazioni. Quasi il 60% sarebbe partito dal Medio Oriente (con Arabia Saudita e Giordania in testa) e dal Nord Africa (principalmente da Tunisia e Marocco). Più di 5.000 combattenti proverrebbero inoltre dall’Europa. Quelli italiani, secondo le ultime stime, sarebbero una novantina.
«La massa di persone in movimento verso lo spazio comunitario – osserva la relazione – oltre a costituire un’emergenza di carattere umanitario, sanitario e di ordine pubblico, può presentare insidie sul piano della sicurezza». E l’attività d’intelligence si è focalizzata sulle possibili contaminazioni tra immigrazione clandestina e terrorismo, anche alla luce del fatto che «i contesti di crisi siriana, irachena, libica, subsahariana e del Corno d’Africa sono infiltrati in parte da espressioni terroristiche di matrice islamista che possono inquinare i canali dell’immigrazione e sottoporre alla radicalizzazione elementi poi destinati ad emigrare nei Paesi europei». Va poi considerato, aggiungono gli 007, «come l’aver vissuto in aree di guerra, talvolta partecipando attivamente ai combattimenti, possa conferire ai nuovi migranti un profilo potenzialmente critico, derivante soprattutto dall’expertise “militare” acquisita».
In Libia, da dove proviene il 90% dei migranti sbarcati in Italia, «operano organizzazioni di trafficanti strutturate e flessibili, a prevalente composizione multietnica, in grado di gestire tutte le fasi del trasferimento». In Italia proliferano gruppi criminali etnici composti prevalentemente da egiziani, del Corno d’Africa e rumeni, specializzati sia nella falsificazione documentale sia nel fornire assistenza ai migranti per il trasferimento dai centri di accoglienza alle località di destinazione nel Nord Europa. È emersa inoltre l’operatività di sodalizi brindisini attivi nel trasferimento di migranti dalle coste della penisola balcanica meridionale verso l’Italia. Quanto alla diffusione del radicalismo islamico nei Balcani, i servizi indicano rischi «sia per il suo potenziale destabilizzante, sia per l’eventualità di un insediamento nella regione di basi logistiche in grado di supportare pianificazioni terroristiche contro Paesi europei, incluso il nostro».