ROMA – Divisi in partenza. Per il centrodestra la strada che porta al Campidoglio è già tutta in salita e ora Matteo Salvini mette le mani avanti su Bertolaso. Le recenti dichiarazioni su rom, Rutelli e il Pd del candidato sindaco non sono piaciute al leader della Lega: «La sua partenza non è stata il massimo per noi» ha detto senza mezzi termini. Per poi aggiungere che «a pacchetto chiuso non compro nulla». E dunque? Che fa la Lega, si sfila? «Quello che dirà la gente di Roma – anticipa Salvini – inciderà sulla mia decisione finale. Tutte le partite sono sempre aperte». Certamente l’uscita del leader del Carroccio ha creato parecchia irritazione in Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni ha subito annunciato di non voler partecipare all’incontro fissato a Palazzo Grazioli con Berlusconi e Salvini. Incontro che poi è stato rinviato.
Salvini, oggi in giacca e cravatta, si è poi rimesso i panni da leader dell’opposizione per attaccare Renzi. «C’è un controllo dei media, delle scuole, dei tribunali delle banche e dell’esecutivo. Sento puzza di Unione Sovietica, di regime». E per questo annuncia per il 25 aprile, giorno della Liberazione, «una grande marcia che raccolga tutti gli italiani che non vogliono vivere da schiavi. Temo reazioni popolari contro Renzi e visto che io sono pacifico voglio organizzarle democraticamente».
Salvini è poi tornato su un tema di stretta attualità in casa Lega, dopo le recenti inchieste di Genova e Milano e dopo il botta e risposta a distanza con i vertici del Csm e della Cassazione: «Nemmeno a Cuba e in Corea del nord i vertici giudiziari dicono che un partito è pericoloso per la democrazia». Infine una difesa a spada tratta del governatore lombardo Roberto Maroni, dopo che il suo braccio destro Rizzi è finito in arresto: «Maroni non si deve assolutamente dimettere. In Lombardia abbiamo la migliore sanità e bisogna portare a termine il nostro intervento».