SULMONA – Recluso nella casa circondariale di Sulmona, aveva lavorato nella cucina dell’istituto di pena ma, nonostante una sentenza del giudice del lavoro emessa del 2011, Pasquale Contini, di Chieti, attende ancora che gli vengano corrisposti 16.277 euro per prestazioni maturate tra il 2003 e il 2007. A rendere nota la notizia e’ l’on. Gianni Melilla (Sel) che in una interrogazione a risposta scritta al ministro della Giustizia chiede di “intervenire d’urgenza per riconoscere quanto dovuto al signor Pasquale Contini”.
Nell’aprile del 2001 l’uomo voleva aggredire il fratello minore perche’ secondo lui maltrattava continuamente la madre. Nel buio della notte alla finestra di casa, a Chieti, dove vivevano madre e figlio, si affaccio’ la donna anziche’ il fratello Giuseppe e l’uomo la colpi’ con un coltello da cucina uccidendola. Contini, solo quando fu portato in questura seppe di aver ucciso la madre, Pasqualina Bernabei, all’epoca 74enne.
“La norma regolatrice – spiega il parlamentare abruzzese – e’ l’art. 22 L. n. 354 /1975 secondo cui la retribuzione mensile del detenuto lavoratore non deve essere inferiore ai due terzi della retribuzione stabilita per gli altri lavoratori della stessa categoria dal Ccnl vigente al momento dello svolgimento delle prestazioni”. Melilla rileva che “con una delle prime sentenze in Italia del genere e’ stato disposto anche il pignoramento preventivo dei beni dell’istituto di pena. A vincere la sua battaglia legale, tramite l’avvocato Fabio Cantelmi, e’, appunto, Pasquale Contini”.
“La portata della sentenza e’ storica – afferma l’on. Melilla – perche’ sancisce che un lavoratore che svolge la sua attivita’ all’interno di una casa di reclusione ha diritto a vedere salvaguardata la dignita’ in tutti i suoi molteplici aspetti compreso quello lavorativo in senso stretto come qualsiasi altro lavoratore. Questa sentenza riconosce il pagamento delle prestazioni da parte del ministero della Giustizia e nella fattispecie il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Pasquale Contini oggi vive con una pensione di invalidita’ di soli 260 euro al mese e a distanza di due anni dalla sentenza il ministero continua a risultare inadempiente. In una nota – conclude Melilla – il signor Contini minaccia uno sciopero della fame se non avra’ immediate risposte e chiarimenti circa il mancato pagamento.