ROMA – Via libera al nuovo Codice degli appalti, con il primario obiettivo della semplificazione della normativa, della trasparenza e della qualità. Ad annunciarlo è il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il nuovo testo. «Una corposa riforma – ha spiegato il ministro – che mira a rendere il sistema lavori pubblici finalmente all’altezza di un grande paese europeo». Il nuovo Codice recepisce il vecchio e tre direttive europee e passa da oltre 600 articoli e 1.500 commi a 217 articoli.
«Basta alle gare al massimo ribasso, la scelta coniuga prezzo e qualità». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, illustrando – al termine del cdm – le novità principali del nuovo codice degli appalti. «Il tema delle concessioni per la prima volta è stato normato per legge e si stabilisce che il rischio operativo deve essere in carico al privato che non deve essere in grado di rientrare negli investimenti. Lo Stato non è obbligato al riequilibrio per forza», ha annunciato il ministro Delrio. «Sembra banale – aggiunge – ma è una rivoluzione».
Nel nuovo testo sarà abbandonato il criterio del massimo ribasso, resterà solo per le gare di importo più basso, in favore dell’offerta economica più vantaggiosa che permette di valutare anche la qualità dell’offerta e le garanzie offerte in termini sociali e ambientali.
Assume un ruolo fondamentale la progettazione che si articola in tre livelli: progetto di fattibilità, progetto definitivo e progetto esecutivo. Questo dovrebbe limitare il numero di varianti di progetti e l’aumento di costi e tempi.
All’Anac è affidato un ruolo centrale nella riforma con funzioni di controllo, monitoraggio ed anche capacità sanzionatorie nonché di adozione di atti di indirizzo quali linee guida, bandi e contratti tipo. «Faremo in modo che ai nuovi compiti corrispondano risorse adeguate, che siano dal bilancio interno o altre risorse si vedrà. Andremo senz’altro incontro a questa sollecitazione di risorse adeguate», ha detto il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, parlando del ruolo dell’Anac – e dell’allarme lanciato recentemente dal suo presidente Raffaele Cantone – al termine del Cdm.
Nelle bozze del testo sono presenti alcuni punti che preoccupano le parti sociali. I sindacati sono infatti sul piede di guerra per la norma che limita al 20% gli affidamenti in house per le concessioni autostradali, affermando che c’è il rischio di perdere 2 mila posti di lavoro, e hanno indetto uno sciopero per l’11 marzo. Dal punto di vista delle associazioni di categoria invece l’Ance, tramite il presidente Claudio De Albertis, indica come criticità la mancanza di una qualificazione unica tramite Soa obbligatoria per le gare sopra i 150 mila euro e non il milione di euro, il pagamento diretto ai sub-appaltatori e la mancanza di un sistema anti-turbativa per le gare sotto soglia. Per gli ingegneri, per bocca del Presidente di Fondazione Inarcassa Andrea Tomasi, invece «la centralità del progetto, espressamente valorizzata nella legge di delega, non ha trovato adeguato sviluppo nel codice». Mentre l’Oice, l’associazione delle società di architettura e ingegneria, invita a fare molta attenzione «alla disciplina transitoria che, se applicata male, rischia di bloccare il settore».