Ci sono città che si caratterizzano per alcune peculiarità: c’è la vocazione commerciale, la vocazione turistica, c’è la città che si distingue per vivacità culturale. Si parla allora di elevazioni spirituali se si discute di cultura: arte, musica, letteratura, teatro e tutto quanto fa eleganza dell’intelletto, ma cultura è anche socialità. Nell’anonimità, ma non per questo con meno valenza, ma nell’esaltazione della dignità, persone, siano essi uomini o donne, dedicano il tempo migliore della loro vita ai propri simili in difficoltà.
E a Pescara, per chi ne vive le contraddizioni e le eccellenze, un nome si fa strada nel contesto cittadino delle dipendenze; quel nome è Giovanni Cordova, ideatore fondatore, dirigente, e anima inimitabile della Laad, centro antidroga a estensione regionale. Purtroppo tempo fa ci ha lasciati, ma la sua illustre eredità e il suo cristallino esempio restano a monumento nel mondo della cultura cittadina.
Questa città, da sempre vivace nei commerci, e nelle attività economiche, ha sempre sofferto, nel passato per fortuna remoto, di gravi contraddizioni sociali: l’abbandono ormai cronico delle periferie, e per paradigma, dunque, del problema serio della droga. Appunto a soluzione di questa piaga, Giovanni Cordova ha donato la sua intelligenza. La sua dedizione a questi ragazzi sfortunati è stata la colonna sonora della sua esistenza.
Le istituzioni cittadine, per la verità, non sempre attente a queste problematiche sociali , così come ai movimenti culturali, in questa occasione hanno espresso le loro energie migliori, dedicando a Giovanni un teatro. Parola, sacra per molti artisti cittadini, per anni ha subito infruttuosi formicolii chiacchierecci, sempre in occasioni delle elezioni, promesse rimaste tali e mai realizzate.
Ma in questo strano maggio, incerto e piovoso, duemiladiciannove, una certezza è apparsa nel panorama artistico di Pescara, per merito dell’Assessorato alla Cultura del Comune, nella persona di Giovanni Di Jacovo. Un teatro tutto nuovo. Realizzato nella vecchia struttura del ex consiglio di quartiere Castellamare, dove tra non molto, la quasi totalità della crema del teatro cittadino potrà presentare tutta la sua produzione.
Inaugurato sabato 18 maggio, è nato da una sinergia di idee, appunto dell’assessore alla cultura e dal regista William Zola e intitolato a Giovanni Cordova. Zola, da anni cavalca con successo le scene teatrali della città, dopo aver calcato per anni il mondo professionista di Roma. Ha avuto il “coraggio” e l’onestà intellettuale di lasciare quel mondo (chi lo avrebbe fatto?) tornando nella sua città e ripartire da zero. Nel 1983 nacque la sua prima creatura artistica: lo Spoltore Ensemble.
Teatro, balletto, musica, portati nel cuore del borgo medievale di Spoltore, che prima di quegli anni nulla o quasi conosceva di teatro, adesso è un punto di riferimento di qualità teatrale di alto livello. Su quelle scene si sono alternati artisti del calibro, per citarne alcuni, di Giorgio Albertazzi, Piera degli Esposti, Renato De Carmine, e infiniti artisti di elevata qualità. Per anni ha lavorato nel teatro scespiriano, mettendo su la compagnia della Torre del Bardo (voce di origine celtica, che significa appunto cantore, poeta, riferita appunto al massimo genio teatrale), che per anni ha proposto i suoi spettacoli sotto la torretta di Villa Sabucchi, che è appunto il nome del gruppo che farà sede appunto in questo gioiello a nome Teatro G. Cordova.
Una scommessa, geniale, ricordare un uomo che ha dedicato il suo tempo al cancro sociale della droga, per mano di di William Zola, uomo di cultura, regista poliedrico, attore talentuoso. Un connubio che ha piacevolmente coinvolto la migliore intellighentsja (per dirla in modo colto, alla russa!) della città di D’Annunzio e di Flaiano, anche essi grandi autori di teatro. Coloro che operano, vivono di scena, sudano sul palcoscenico, muoiono di teatro, alzino i calici del più nobile tra i brindisi a questa nuova realtà pescarese.
URANUS