ROMA – “Ci vediamo domattina alle 11”, diceva non più tardi di ieri il premier. Oggi il colpo di scena: la riunione del Consiglio dei ministri è stata rinviata alle 20. Come è possibile? Al Tesoro i testi del Documento di economia e finanza erano persino già stampati. Perché questo stop improvviso? La ragione ufficiale è la richiesta del premier di far rileggere con attenzione ai ministri quel che c’è scritto: poiché all’interno c’è un preciso cronoprogramma sulle riforme, meglio avere chiaro quali sono gli impegni che si portano a Bruxelles. Renato Brunetta insinua che dalla Commissione sia arrivata una richiesta di chiarimenti sui dettagli delle privatizzazione. Una terza ipotesi è la richiesta dei Comuni di ammorbidire il Documento nella parte in cui promette di “rafforzare” i tagli.
La ragione vera sarebbe invece un’altra ancora: un ripensamento dell’ultima ora del premier. Un colpo di teatro alla Renzi. Il quale, letto il Documento, ha realizzato che, con quei numeri il governo non avrebbe più alcun margine per interventi di finanza pubblica nel corso di quest’anno. Per dirla in termini più prosaici nemmeno un euro per sostenere con i fatti la campagna elettorale per le Regionali.
A Palazzo Chigi lo definiscono un “bonus”, un miliardo e mezzo che sarebbe già stato individuato per nuove misure. In realtà i soldi in questo caso non possono essere “individuati” (il “Def” è un documento programmatico, non impone né tasse né tagli) ma semmai ricavati rivedendo le stime. Come verranno individuati questi fondi ancora non è chiaro. Al Tesoro stanno cercando di capire “se lo spazio c’è”. Tirando un po’ la coperta, qualche margine in effetti c’è: il governo ha stimato una crescita dello 0,7 per cento, mentre alcuni centri di previsione si sono spinti a ipotizzare persino un +0,9. Più crescita significa più entrate, e dunque un piccolo margine in più per aumentare la spesa.
Renzi non ha ancora deciso cosa fare con questi fondi. L’ipotesi che circola con più insistenza è di allargare il bonus degli ottanta ai più poveri, quelli che hanno un reddito inferiore agli ottomila euro, o alle famiglie numerose. Nulla è deciso. Occorre fare simulazioni, capire come la prenderebbe l’Europa. In ogni caso il premier quel margine lo vuole, e lo vuole adesso, perché solo se sarà previsto dai documenti programmatici nessuno in futuro potrà dire che il governo non rispetta gli impegni e la tenuta dei conti pubblici.