L’AQUILA – La crisi si fa sentire anche nell’artigianato. Quattrocentotrentanove imprese in meno nei primi sei mesi del 2016. E’ la fotografia scattata dallo studio realizzato su dati di Movimprese da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo: un andamento che ricaccia indietro il settore di sedici anni, con 31.302 imprese attive oggi, a fronte delle 32mila del Duemila, facendone il grande “malato d’Abruzzo”.
Tutto cio’ mentre pure, nel secondo trimestre dell’anno, qualche timidissimo segno di ripresa si e’ intravisto, con le province di Pescara e Teramo meglio delle altre e la parziale frenata di emorragie nel settore delle costruzioni: ma di qui a parlare di uscita dal tunnel della crisi – osserva la Cna – ce ne corre davvero.
Il decremento tra imprese iscritte e cancellate (-439), nei primi sei mesi dell’anno, insomma, e’ netto: anche se – a parziale consolazione – va detto che nei primi semestri degli ultimi anni era andata molto peggio, con il picco negativo (-741) fatto segnare nel 2013. Un dato di crisi, per il mondo dell’artigianato, che stride fortemente con l’andamento registrato complessivamente (un modesto saldo negativo di 31 unita’) dall’insieme del sistema-impresa regionale, che include i numeri di industria, commercio, agricoltura e servizi: cifre che, evidentemente, amplificano sia in termini assoluti che percentuali la caduta del comparto artigiano.
In questo scenario, come detto, piccoli bagliori di luce arrivano dall’andamento del periodo tra aprile e giugno, nettamente migliore dei novanta giorni compresi tra gennaio e marzo: con le imprese artigiane che registrano un aumento di 41 unita’, frutto del contestuale aumento delle iscrizioni (+28) e del calo delle cancellazioni (-27). “Sul piano territoriale – illustra Ronci – gli incremento piu’ significativi, sempre nel secondo trimestre di quest’anno, sono stati registrati a Pescara (+15) e Teramo (+10), con Chieti appena sopra ‘quota zero’ (+2) e L’Aquila appena sotto (-2)”.
“Assai articolato si presenta invece l’andamento del comparto artigianale per quel che concerne i diversi settori produttivi”, come spiega ancora il curatore dell’indagine. “Le variazioni positive piu’ consistenti riguardano i servizi per la persona (+23), pulizia e giardinaggio (+16), ristorazione (+17). All’opposto, registra un decremento il settore dei trasporti (-13) e rimangono pressoche’ invariate le costruzioni (-4), le riparazioni di auto e apparecchi per la casa (-1), le attivita’ manifatturiere (-1). L’edilizia, va sottolineato, sembra non aver arrestato quella crisi che dura da un quinquennio, con 262 imprese in meno dall’inizio dell’anno”.