BRUXELLES – La città simbolo dell’Ue è sotto choc. Il bilancio provvisorio degli attacchi, rivendicati dall’Isis, è di 31 morti e oltre 250 feriti, ma probabilmente è destinato a crescere per le condizioni gravi in cui versano alcune delle persone ricoverate in ben 25 ospedali della capitale.
C’è una vittima italiana tra i morti degli attentati di ieri a Bruxelles. La Farnesina rende noto che le verifiche sono ancora in corso e che l’ambasciata italiana in Belgio è in contatto con la famiglia per l’assistenza relativa alle procedure di identificazione. La donna è una funzionaria europea di cui non si hanno più notizie da ieri mattina. «Era una donna che prendeva normalmente la metropolitana e dovrebbe essere tra le vittime della metro ma la violenza dell’esplosione ha reso le vittime irriconoscibili», ha riferito Maurizio Lupi. Servirà dunque l’esame del Dna per avere la certezza dell’identità.
Sembra ormai sempre più chiaro il legame tra gli attentati del 13 novembre scorso a Parigi e quelli del 22 marzo a Bruxelles. All’aeroporto si è fatto esplodere Ibrahim el-Bakraoui e un uomo non ancora identificato. Mentre sul vagone della metropilitana si è fatto esplodere Khalid el-Bakraoui, fratello di Ibrahim.
Uno dei due Khalid, è infatti sospettato di aver affittato un appartamento a Charleroi, usato come base dai commando entrati in azione nella capitale francese. E anche l’appartamento nel quartiere bruxellese di Schaerbeek, perquisito ieri fino a notte fonda, sarebbe stato affittato da loro. Khalid e Ibrahim erano già ricercati, il primo per terrorismo, il secondo per una condanna del 2010: aveva sparato con un kalashnikov contro alcuni poliziotti.
È qui che il commando dell’aeroporto ha preparato l’attacco di ieri: a rivelarlo è stato un taxista, lo stesso che li ha accompagnati da quella casa allo scalo di Bruxelles. «Non volevano che toccassi le loro valigie», ha raccontato.
E ci sono nuovi elementi anche in merito all’identità del terzo uomo, Najim Laachraoui, che non si è fatto esplodere e che in un primo momento sembrava fosse stato arrestato. Ma la notizia è poi stata smentita: l’uomo è ancora in fuga, mentre è finito in manette un altro sospetto terrorista. Già noto alle forze dell’ordine, che avevano registrato un suo viaggio in Arabia Saudita e in Siria nel 2013, le impronte di Laachraoui sono state ritrovate in tutti i covi del Belgio e anche sulle cinture esplose a Parigi. È l’artificiere del gruppo, a ogni evidenza.
In settembre era in Austria con Salah Abdeslam, col falso nome di Soufiane Kayal. La notte del Bataclan potrebbe essere stato uno dei coordinatori dei kamikaze, insieme a Mohamed Belkaid, l’algerino morto nel conflitto a fuoco bruxellese della scorsa settimana. Laachraoui, inoltre, secondo le autorità francesi, era stato in Ungheria nel mese di settembre con Salah. Di lui, 25 anni, si sa che era partito per la Siria nel febbraio 2013. È ritenuto l’artificiere delle stragi nella capitale francese perché il suo Dna è stato trovato sul materiale esplosivo usato per gli attentati. Era ricercato dal 4 dicembre ed era sfuggito usando la falsa identità di Soufiane Kayal a un controllo alla frontiera austro-ungherese mentre si trovava in auto con Salah, il kamikaze mancato di Parigi arrestato venerdì scorso, e Mohamed Belkaid. Gli inquirenti ritengono che fosse Belkaid il destinatario dell’sms «siamo partiti, si comincia» inviato la sera del 13 novembre da uno dei kamikaze del Bataclan a un cellulare localizzato in Belgio