L’AQUILA – Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare dell’Aquila, torna a parlare di baby prostitute. “Debbo infatti precisare – si legge in una nota a sua firma – che i fatti di cui sono venuto a conoscenza non si riferiscono ad abusi da parte di adulti nei confronti di minori, ne’ tantomeno a casi di sfruttamento di prostituzione minorile. La mia denuncia – spiega – riguarda quell’insieme di ‘relazioni pericolose’ fra minori con comportamenti sessuali e non solo che sono profondamente disordinati e costituiscono spesso l’anticamera dello sfruttamento della prostituzione. Come da piu’ parti oggi viene sottolineato – prosegue – questa e’ una vera emergenza educativa che sommata a quella sociale ed esistenziale, costituisce un serio rischio per i ragazzi. Quando si verificano episodi clamorosi come questi, registrati purtroppo anche in altre citta’, emerge il forte disagio dei giovani. Mi auguro che, grazie anche a questa mia segnalazione, questi fenomeni possano essere prevenuti”.
Monsignor D’Ercole, intanto, oggi e’ stato ascoltato come persona informata sui fatti dal capo della Squadra Mobile Maurilio Grasso, su delega della Procura della Repubblica. “Durante la conferenza stampa per presentare il dossier 2012 della Caritas regionale sulle poverta’ emergenti in Abruzzo, nello specificare che la poverta’ emergente non e’ solo quella economica prodotta dalla crisi – aggiunge D’Ercole – ho accennato al disagio umano ed esistenziale presente nella nostra regione e in particolare a L’Aquila e provincia per via anche delle conseguenze del terremoto. A questo punto ho fatto riferimento al disagio degli adolescenti che, qui come altrove, conosce il fenomeno preoccupante dei minori che talora per una ricarica di cellulare e per 100 oppure 200 euro possono giungere anche a prostituirsi. Ho citato a conferma la confidenza di un medico dell’ospedale aquilano che mi aveva parlato di circostanze preoccupanti di cui lui era venuto a conoscenza. Sull’identita’ del mio informatore e sulla vicenda per ragioni legate alla mia missione di sacerdote ho mantenuto l’assoluto riserbo. Ringrazio la stampa che ha voluto riprendere questa mia denuncia, ma credo che le mie precisazioni fossero necessarie. Intendo dunque ricondurre alla verita’ la mia denuncia che rimane chiara e ferma, perche’ – commenta infine monsignor D’Ercole – possa suscitare in tutti la consapevolezza di dover investire sull’azione di prevenzione e di educazione che coinvolga in primo luogo le famiglie e poi tutte le istituzioni e le agenzie educative dalla scuola, alle pubbliche istituzioni, alle forze dell’ordine, alla comunita’ cristiana, ai media, alle associazioni di volontariato, ecc”.