AREZZO – La procura di Arezzo ha aperto un fascicolo su Banca Etruria con l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta. Al momento non risulterebbero indagati.
Il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, ha delegato la Guardia di finanza di compiere accertamenti sui fatti riguardanti gli ultimi due cda. Tra i fatti oggetto degli accertamenti anche la vicenda della mancata fusione con Popolare di Vicenza, i finanziamenti senza garanzie e le consulenze da 17 milioni di euro totali già contestate da Banca d’Italia. Sotto la lente degli inquirenti finiranno dunque i consigli presieduti da Giuseppe Fornasari (dal 2011 al 2014) e Lorenzo Rosi (dal maggio 2014 al commissariamento del febbraio 2015). Pierluigi Boschi, padre del ministro Maria Elena Boschi, è stato prima consigliere e poi, dal 2014, vicepresidente dell’istituto.
Ieri il tribunale di Arezzo ha dichiarato l’insolvenza della vecchia Banca Etruria, sulla base della «irreversibilità» del dissesto. Il nuovo filone si aggiunge così agli altri quattro fascicoli già aperti sulle vicende della banca. Per il primo filone, che contesta l’ostacolo alla vigilanza a Fornasari e all’ex dg Luca Bronchi, si terrà il mese prossimo l’udienza preliminare. Già concluso anche il fascicolo per false fatture, mentre sono ancora in corso gli accertamenti nel filone dei prestiti concessi in conflitto d’interessi ad alcuni consiglieri.
Avviati gli accertamenti anche nell’ultimo filone, che ipotizza il reato di truffa per la vendita delle obbligazioni subordinate ai risparmiatori, con alcuni risparmiatori che sono già stati ascoltati dalla procura.