ROMA – Ieri il primo attacco: «Un solo Paese non può guidare l’Unione europea». Oggi la replica, ancora più dura e diretta: «Non potete raccontarci che state donando il sangue all’Europa, cara Merkel». Renzi si veste da anti-tedesco al Consiglio europeo in corso a Bruxelles. «Stamattina ci sono state due discussioni, di quelle vere», ha ammesso il premier.
E aggiunge: «Ho detto alla cancelliera Merkel che quando la Germania si pone come il donatore di sangue dell’Europa, agli occhi dell’Europa non appare proprio così: il fatto di fare delle domande, legittime, non significa essere nemici della Germania». Ma un risultato un presidente del Consiglio l’ha ottenuto: quello di mettere in minoranza la Merkel all’interno del consesso dei 28 capi di Stato e di governo.
L’oggetto della discussione con la Cancelliera, da quanto si apprende, è stato l’Emu, l’Unione economica e monetaria: il premier ha chiesto direttamente alla Merkel perché la Germania non voglia lo schema europeo dei depositi bancari. Poi, nella conferenza stampa, ha puntualizzato: c’è stato «tutto tranne che un attacco alla Germania. Ho posto delle domande alla cancelliera, con la quale ho un legame di amicizia e stima che non mi impedisce di formulare quesiti, dagli aeroporti greci al Nord Stream». La Merkel, secondo fonti europee, avrebbe ammesso che sono passati troppi mesi senza essere riusciti a parlare di Unione monetaria, di emergenza in emergenza.
Oltre ai depositi bancari, l’altro tema del confronto con la Germania è stata la Russia. Al centro del confronto Roma-Berlino c’è proprio la questione del gas russo: da un lato il raddoppio del gasdotto North Stream. Un progetto che, nonostante la linea dura di Berlino sulle sanzioni, non ha ricevuto alcuno stop. Dall’altro il South Stream, che invece è rimasto fermo. Il gasdotto North Stream era già stato citato ieri da Renzi nel pre-vertice coi socialisti europei. Questo il senso della sua considerazione: non è possibile che tutta la Ue sia impegnata ad applicare sanzioni alla Russia per la vicenda ucraina e poi «tedeschi e olandesi», in barba a quelle restrizioni «sono impegnati nella realizzazione del gasdotto Nord Stream».
Negli affondi di ieri e di oggi di Renzi si gioca molto del suo tentativo di ottenere di più da Bruxelles. Da una parte evitare una parziale bocciatura nella prossima primavera da parte della Commissione europea della manovra italiana in deficit, sulla quale per ora è stato sospeso il giudizio. Dall’altra provare a fare entrare nel gasdotto North Stream (attualmente sotto l’egida tedesca) un campione italiano come Eni, rimasta appiedata dalla crisi dell’altro gasdotto, il South Stream.
Ma in questo consiglio europeo Renzi ha dovuto attaccare anche sulla questione migranti. «Chi è in ritardo è l’Europa non l’Italia», ha sottolineato il premier. E ha aggiunto: «Ho portato dei dati» a fronte della «stravaganza della richiesta di procedura». Il riferimento è alla procedura d’infrazione all’Italia per il ritardo nel varo degli hotspot, per accogliere e identificare i migranti.