ROMA – Per Berlusconi l’allargamento dello spread è stato solo un “pretesto truffaldino” per abbattere il suo governo nel 2011, mentre il premier dimissionario Mario Monti, che non scioglie ancora la riserva sul suo futuro politico, torna per la seconda volta in 24 ore sul rischio che la campagna per le elezioni politiche si svolga nel segno del populismo. Il botta e risposta è avvenuto questa mattina a distanza di pochi minuti in due distinte trasmissioni televisive, Monti sulla Rai e il Cavaliere su Mediaset.
In uno dei suoi primi esercizi di campagna elettorale, dopo l’annuncio del Quirinale che Monti si dimetterà non appena il Parlamento approverà la legge finanziaria, Berlusconi ha attaccato frontalmente il governo uscente, dicendo che alla sua origine c’è stato “l’imbroglio dello spread”. “Lo spread è un’invenzione con cui si è cercato di abbattere una maggioranza votata dagli italiani e che governava il Paese”, ha detto l’ex premier alla telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5, parlando del suo governo caduto nel novembre 2011 e sostituito dall’esecutivo dei tecnici. “Prima non ne avevamo mai sentito parlare, se ne parla solo da un anno, e cosa ce ne importa?”, ha aggiunto.
Monti, sul tema, ha indirettamente risposto: “Dobbiamo stare molto attenti e anche spazzare via alcuni miti come quello secondo il quale ciò che un Paese fa non avrebbe rilievo per il proprio spread perché sarebbero solo gli interventi della Bce, che sono molto importanti. Però abbiamo che nell’estate del 2011, malgrado massicci interventi della Bce in difesa dei titoli italiani, lo spread aumentava. Abbiamo visto che 13 mesi fa, quando questo governo è entrato in funzione, lo spread era molto al di sopra di quello spagnolo e oggi è 100 punti al di sotto”.
Tredici mesi fa il governo Berlusconi ha dato le dimissioni con lo spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi a 570 punti base. Con il governo Monti lo spread è sceso sotto i 300, per risalire in area 350 in questi giorni dopo l’annuncio delle dimissioni del premier. Berlusconi ha accusato il governo tedesco di Angela Merkel di avere fomentato la finanza internazionale contro il debito pubblico italiano poi Monti per avere tenuto una politica del rigore troppo ossequiosa verso i desiderata della Germania.
Tempo 10 minuti e, con un salto di canale su RaiUno, è arrivata la risposta del premier che ha annunciato che presenterà le sue dimissioni. Monti, la cui esperienza di governo è stata dichiarata conclusa dal Pdl la settimana scorsa, non dice se rimarrà nella politica attiva e con quale ruolo, ma avverte che conserverà l’ambizione di orientare l’opinione delle persone all’insegna della razionalità, come ha fatto da professore prima e da capo del governo italiano poi. “In Italia e sicuramente in ogni periodo elettorale c’è stata la tendenza di chi chiede il voto di ipersemplificare le cose, di presentare soluzioni un po’ magiche ai cittadini, quasi per seguire i loro istinti viscerali e non per fare quello che io credo un uomo politico, non diciamo lo statista, debba fare e cioè prospettare un futuro ai cittadini e non promettere ciò che non può essere mantenuto”, ha detto Monti. “E’ importante che ci sia questa autodisciplina di tutti anche per non creare fratture con l’Europa, ma soprattutto per trattare i cittadini non come sciocchi ma come persone mature”, ha aggiunto.
Il premier riconosce che l’azione del suo governo è stata segnata dalle preoccupazioni sul debito pubblico – tanto che anche suo nipote all’asilo è stato soprannominato ‘spread’ -, ma ritorce sul centrodestra l’accusa di non avere fatto le riforme necessarie per dare solidità all’economia italiana quando la finanza internazionale non aveva ancora nel mirino il debito italiano. “Oggi se guardiamo i rapporti della Commissione Ue o quello che dicono la Bce o altri capi di governo, possiamo ritenere di aver fatto un grossissimo progresso, che però nel breve periodo ha avuto un costo: non c’è stata crescita”, dice Monti.