ROMA – Bersani ha presentato ufficialmente alla direzione del partito la sua proposta per uscire dall’impasse. Una lunga relazione con grandi aperture, la rivendicazione del diritto a tentare di formare un governo, la ripetuta volontà di trovare un’intesa in parlamento con il Movimento 5 Stelle sul programma, la disponibilità a una corresponsabilità sulle presidenze di Camera e Senato. Gli otto i punti programmatici da domani saranno su internet aperti al contributo di tutti.
Ma il segretario ha chiarito che non intende consentire a Beppe Grillo di giocare al tiro a bersaglio su di lui aspettando che il Pd faccia «un accordo di palazzo» magari con il Pdl. E proprio questa è stata la pregiudiziale più forte: «Non pensiamo praticabili e credibili accordi di governo tra noi e la destra berlusconiana». Questo è stato l’unico riferimento di Bersani a eventuali subordinate se il suo tentativo non dovesse andare in porto. Nessun accenno, invece, alla possibilità che torni presto al voto.
“Gli altri partiti non possono offrire qualcosa di meglio per la governabilità, non hanno le intenzioni né i numeri. Oltre a qualche idea per sbarrarci la strada, non hanno qualcosa da dire al paese. Tocca a noi fare la proposta al paese e ribaltare lo schema: no accordi politici fuori dal parlamento”, scandisce Bersani aprendo la direzione del Pd. Dove dice chiaro e tondo: «Non riteniamo né praticabili né credibili accordi di governo tra noi e la destra», anche se «Siamo pronti a corresponsabilità istituzionali» sulle Camere. «Siamo pronti, se chiamati, a proporre un Governo di cambiamento sulla base di un programma essenziale». E ha presentato le sue proposte in otto punti: «Punto 1, fuori dalla gabbia dell’austerità. Poi riduzione e ridistribuzione dell’Imu. Subito i pagamenti della pubblica amministrazione . Riduzione del numero die parlamentari e abolizione delle Province. Revisione degli emolumenti dei parlamentari, legge sui partiti e riforma della legge elettorale con il doppio turno di collegio. Al quarto punto «giustizia e equità», con una legge sulla corruzione, riciclaggio, falso in bilancio, voto di scambio e frodi fiscali. Legge sul conflitto di interesse. Economia verde e sviluppo sostenibile. Nuove norme su cittadinanza e unioni civili. Sostegno a istruzione e ricerca».
Bersani ribadisce il no al governo con la destra. E a Grillo dice: «Chi ha avuto il consenso di 8 milioni di persone e ha scelto la via parlamentare deve dire cosa vuole fare di questi voti». «Cinque stelle aspetta il facile bersaglio di un accordo di palazzo contro cui sparare a palle incatenate? Spera che noi si stia fermi e muti? Se è così sbaglia i conti. Ci rivolgeremo al nuovo parlamento con assunzione di responsabilità». Il segretario bacchetta i commentatori che da 20 anni «spiegano il verbo senza un anno sabbatico e pagare dazio» e ha chiarito il progetto del Pd. «Qui non si sta corteggiando Grillo, ma si tratta di capire ciò che si muove nel profondo, di bucare il muro dell’autoreferenzialita’ del sistema perché comincia a essere in gioco il sistema». Il Movimento 5 Stelle «è segnato dall’uso sapiente della rete ma l’elemento profondo si riferisce palesemente a una questione sociale». I dati elettorali «parlano un linguaggio drammatico ma chiaro: c’è una sofferenza acuta nella base larga del consenso del Pd», spiega Bersani. «Questa sofferenza sociale, il blocco dei processi di riforma della politica, la percezione di inutilità della politica ci fanno leggere largamente omologati al sistema che non gira -aggiunge il segretario del Pd -. Ci viene attribuita come colpa persino l’esistenza di Berlusconi. Tutte queste dinamiche che non hanno avuto lenimento si sono accentuate nell’esperienza del governo Monti».