ROMA – Non hanno gradito, i commercianti di Confcommercio, il tono evidentemente considerato sull’economia troppo trionfalista del premier Matteo Renzi, intervenuto all’Assemblea annuale. E così, quando per l’ennesima volta Renzi ha esaltato il bonus degli 80 euro si sono levati un po’ di fischi e di rumoreggiamenti in platea.
E un imprenditore si è alzato chiedendo al premier di tagliarsi – e tagliare a tutti i politici – lo stipendio. Ecco la replica del premier: «Fischiatemi pure se avete il coraggio ma la politica deve essere con la P maiuscola, dovete credere nella politica e l’atteggiamento di chi dice tutti uguali fa il vostro male, non il vostro bene». E ancora: «Che gli 80 euro non fossero apprezzati da voi lo sapevamo da tempo, ma che fossero una misura di giustizia sociale verso gente che non guadagna 1500 euro al mese lo rivendico con forza».
E a chi urlava: «Cominciate a tagliare i vostri stipendi, politici», il premier ha così replicato: «sono molto d’accordo anche su questo. Io guadagno 5000 euro netti al mese… Ma la riduzione la puoi fare su due settori: il primo è quello dei manager pubblici e il tetto dei 240mila euro è stato il primo atto del nostro governo insieme agli 80 euro. Il secondo riguarda la classe politica: su questo mi chiamate a nozze».
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, aveva denunciato una ripresa «senza slancio né intensità», che non vede un aumento dei consumi e del benessere delle famiglie (e delle imprese commerciali, va da sé). «La ripresa – aveva accusato Sangalli – non salta mai la faglia, il crepaccio tra stagnazione e crescita». Per Sangalli poi «molti dati mettono in dubbio il teorema che la crisi sia soltanto un brutto ricordo», pur riconoscendo «i passi in avanti mossi in materia fiscale. Provvedimenti utili nella logica della solidarietà e dell’emergenza, che rischiano però di essere poco incisivi», perché è «mancata una visione organica del fisco che si vuole per un’Italia più forte e più dinamica». In questo senso «spostare la tassazione sulle cose, quindi aumentare l’Iva, è come lanciare un boomerang. Perché alla fine la paghiamo tutti».
Renzi ha replicato difendendo la bontà delle misure varate dal suo governo, a cominciare dal Jobs Act. «I numeri di posti di lavoro dell’Istat qualsiasi paese che non vive di rancore ideologico – ha detto – dovrebbe accoglierli con uno sguardo sorridente. Dal febbraio 2014 sono 455mila posti in più, più 390mila a tempo indeterminato. Aver cancellato l’articolo 18 non ha tolto diritti, non ha permesso di licenziare ma di assumere». Anche se, ha ammesso, «contemporaneamente i lavoratori autonomi e le piccole medie imprese, come voi, sono ancora in sofferenza. I risultati sono sì positivi ma non ancora sufficienti a rilanciarci».