ROMA – Gli investitori non vanno tanto per il sottile e bastonano l’Italia dopo l’esito degli esami della Bce. Nonostante solo due banche – Mps e Carige – siano state bocciate dal “comprehensive assessment” dell’Eurotower, tutto il comparto bancario è stato tempestato dalle vendite. E lo spread tra Btp e Bund ha rialzato la testa, portandosi a 168 punti base.
Il Ftse Mib ha chiuso con un tonfo del 2,4%, facendo molto peggio degli altri listini europei, da Londra (-0,4) a Parigi (-0,8%), da Francoforte (-0,9%) a Madrid (-1,4%), in una seduta su cui il sesto calo consecutivo dell’indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche ha rinnovato i timori sull’economia dell’Eurozona. Le preoccupazioni sulla ripresa globale si sono riflesse nelle quotazioni del petrolio, sceso nuovamente sotto gli 80 dollari in corso di seduta a New York.
I listini hanno cercato di recuperare dopo che la Bce ha reso noti i dati sugli acquisti di covered bond (1,7 miliardi di euro) nella prima settimana di attività sui mercati. «Si tratta di un buon inizio ma sarà da verificare se la Bce riuscirà a mantenere questi ritmi» rileva l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo, secondo cui, al ritmo di 1 miliardo a settimana, l’Eurotower potrebbe iniettare «all’incirca 100 miliardi in due anni». I mercati vorrebbero però di più dalla Bce (l’acquisto di bond governativi) anche in vista del probabile annuncio da parte della Fed, mercoledì prossimo, della fine del terzo round di quantitative easing.
Sul ko di Piazza Affari ha ovviamente pesato il crollo verticale di Mps (-21,5%) e Banca Carige (-17,2%), a cui la Bce ha chiesto di trovare 2,1 miliardi e 814 milioni di euro di capitale. Non è servito a frenare il tonfo di Siena, che aggiorna i suoi minimi storici, il divieto di vendite allo scoperto imposto dalla Consob. Per arginare le pressioni ribassiste sui due istituti l’authority di borsa, a mercati chiusi, ha vietato di aumentare le posizioni nette corte fino al 10 novembre, termine entro il quale Mps e Carige dovranno presentare alla Bce i piani con le misure per ovviare ai propri deficit di capitale.
Ma le vendite hanno colpito tutto il comparto bancario, da Ubi Banca (-5,15%) a Bpm (-4,43%), da Bper (-4,23%) a Mediobanca (-3,35%), da Intesa Sanpaolo (-3,14%) a Unicredit (-2,55%), nonostante la `pagella´ europea di alcune banche sia stata lusinghiera. Non è piaciuto agli investitori il fatto che l’asset quality review abbia individuato, a fine 2013, ben nove istituti italiani sottocapitalizzati, per uno “shortfall” complessivo di 12 miliardi di euro, più di ogni altro Paese dell’Eurozona. Quei miliardi sono stati in gran parte recuperati con gli aumenti di capitale del 2014, permettendo a sette banche di rimettersi in regola. Ma non hanno cancellato la paura per i grandi stock di crediti deteriorati e per gli effetti che il prolungarsi della recessione potrebbe provocare sui bilanci bancari.
Gli stress test hanno rimesso l’Italia sotto i riflettori. Non solo lo spread Btp-Bund si è allargato a 168 punti base ma quello con i bonos spagnoli ha toccato i massimi da due anni e mezzo, a 41 punti. Segno che nella percezione dei mercati la nostra economia è ormai considerata meno sicura di quella spagnola. Infine le agenzie di rating S&P e Fitch hanno comunicato di non prevedere molti interventi di “taglio” sul merito di credito dopo l’esame Bce. Maggiormente a rischio sono i 13 istituti europei bocciati dall’Eurotowe.