BUSSI SUL TIRINO – Derubricazione del reato di distribuzione di acqua avvelenata da doloso a colposo con conseguente applicazione della prescrizione. E’ la richiesta formulata oggi dal pm del Tribunale di Pescara, Anna Rita Matini, nel corso della sua requisitoria per i cinque imputati del procedimento bis sulla mega discarica di rifiuti tossici, rinvenuta nel marzo 2007, a Bussi sul Tirino. Gli imputati sono Giorgio D’Ambrosio, all’epoca dei fatti presidente dell’Ato; Bruno Catena, all’epoca presidente dell’Aca Spa; Bartolomeo Di Giovanni, come direttore generale dell’Aca; Lorenzo Livello, in qualita’ di direttore tecnico dell’Aca Spa e Roberto Rongione, responsabile del Servizio Sian della Asl di Pescara.
Dopo il pm hanno preso la parola le parti civili e ora sono in corso le prime arringhe degli avvocati della difesa, che chiederanno l’assoluzione per tutti gli imputati. La sentenza del gup, Maria Carla Sacco, e’ prevista per il prossimo 22 dicembre.
“La richiesta di derubricazione del fatto da doloso a colposo, formulata dal pm Anna Rita Mantini, e’ stata un po’ un colpo di scena. Se verra’ accolta la richiesta, verra’ comunque riconosciuta la sussistenza del fatto”. Lo ha detto Franco Perolino, avvocato di parte civile in rappresentanza del Comune di Pescara, nell’ambito del procedimento bis sulla mega discarica di rifiuti tossici, rinvenuta nel marzo 2007, a Bussi sul Tirino.
“Ci auguriamo che il giudice concluda con la piena affermazione delle responsabilita’ degli imputati” ha commentato Lino Sciambra, legale di parte civile del Comune di Castiglione. L’ipotesi della derubricazione confermerebbe comunque che i fatti sussistono e aprirebbe il campo alle azioni risarcitorie sul piano civile”.
“La richiesta di derubricazione – ha sostenuto l’avvocato Fabrizio Di Carlo, difensore di Bartolomeo Di Giovanni, imputato come direttore generale dell’Aca – era in parte prevedibile, alla luce di come era stato condotto l’esame dei consulenti nominati dal pm. In ogni caso noi insisteremo perche’ sia riconosciuto che il fatto non sussiste”.