TORINO – Antonio Conte contro tutti. Non ce n’è per nessuno alla conferenza stampa del giorno dopo la notizie della squalifica di 10 mesi per il calcio scommesse. Senza freni e senza mezze misure, il tecnico juventino urla la propria innocenza e – affiancato dai suoi tre legali Bongiorno, De Renzis e Chiappero – promette battaglia al Tnas per ottenere il pieno proscioglimento.
Nel mirino finisce soprattutto il grande accusatore Filippo Carobbio. “Il signor Pippo, così lo definisce la Procura federale con cui è pappa e ciccia, è un aggiustatore. La procura di Cremona non lo ritiene credibile, la Procura federale sì. Io ho ottenuto grandi credibilità col lavoro a differenza di chi si è venduto partite, compagni e famiglia per anni”.
Conte, però, ha nel mirino anche il procuratore Palazzi e la Corte di Giustizia federale che ha mantenuto la stessa squalifica nonostante il proscioglimento per Novara-Siena. “Sono allibito dal comportamento di un signore che fa dichiarazioni inopportune, non so se da tifoso, ma inopportune. E allora penso che ci sia qualcosa di personale. Il patteggiamento, poi, è un ricatto, io innocente l’ho subìto. E’ una vergogna, è un ricatto. Oggi lo posso dire che è finita con loro: per fortuna che è finita con questa giustizia dopo aver subito grandissime ingiustizie”.
L’allenatore bianconero si difende a modo suo (“Sono antipatico perché vinco?”), ribadisce la propria innocenza (“Se io non ho visto niente, cosa devo denunciare?”) e avverte il mondo del calcio. “Lo dico ai miei colleghi e ai calciatori: oggi è toccato a me, domani può toccare a voi. Aprite gli occhi e non mettete la testa sotto la sabbia”.