ROMA – La Lega fa quadrato attorno a Roberto Calderoli, nella bufera per le frasi razziste contro il ministro Kenge e, dopo il vertice durato tutto il pomeriggio, annuncia che continuerà la battaglia contro l’immigrazione clandestina organizzando una manifestazione che si terrà a Torino a settembre. Contro Calderoli si è costruito un caso mediatico soltanto per «distogliere l’attenzione» dal caso Kazakistan. Ne sono convinti i vertici della Lega Nord che chiariscono questa loro posizione in un comunicato rilasciato al termine della segreteria politica del partito che si è riunita nel pomeriggio in via Bellerio per affrontare, tra l’altro anche il caso Calderoli.
Per il Carroccio la frase di Calderoli è stata senz’altro «un’intemperanza», ma il capitolo che si è aperto su questa storia «si deve chiudere qui» dice Sergio Divina in Aula al Senato. Il vicepresidente del Senato si è «già scusato con una telefonata» alla diretta interessata. E a questo proposito cita il caso del figlio di Bossi il cui «soprannome Trota forse non se lo toglierà più», forse dimenticando però che fu lo stesso Senatur ad appellare il primogenito in quel modo in un’intervista a RaiNews24.
Sulla vicenda Calderoli, oggi, è stato il giorno dello sdegno. «Una pagina vergognosa, faccio un appello a Maroni perché chiuda rapidissimamente questa pagina, se no si entrerà in una logica di scontro totale che non serve né a lui né al Paese» ha detto Letta. «I leghisti – precisa invece Livia Turco, presidente Forum Immigrazione del Pd – stanno perdendo la testa di fronte ad un paese che con normale e dovuta civiltà apprezza il lavoro del ministro Kyenge, valutando la persona non in base al colore della pelle ma a ciò che sa fare. La Lega e i suoi storici esponenti sono arrivati al capolinea: gli italiani hanno capito che gli slogan e le offese xenofobe, nascondono solo tanta incapacità e altrettanta voglia di potere. I capi del Carroccio sono oramai un grumo di rancore e di odio che soffia sulle paure degli italiani per poter racimolare i voti con il vecchio metodo del terrore verso il “diverso”». «Una vera schifezza – aggiunge ancora Turco – Si ricordino gli italiani che questi signori con verde pochette sono gli stessi che hanno condotto il Paese sull’orlo del baratro economico e che cercano di rifarsi una credibilità con metodi e parole disgustose. Non ci devono riuscire. Calderoli da parte sua se conserva un briciolo di dignità, abbia un sussulto di orgoglio e si dimetta e abbandoni la vita politica nazionale».
In mattinata, a gettare benzina sul fuoco ci aveva pensato Matteo Salvini, segretario della Lega Nord Lombardia. Salvini non ha gradito l’intervento del Presidente della Repubblica sulle parole pronunciate da Roberto Calderoli nei confronti del ministro Cecile Kyenge. «Napolitano si indigna per una battuta di Calderoli. Ma Napolitano si indignò quando la Fornero, col voto di Pd e Pdl, rovinò milioni di pensionati e lavoratori?», ha scritto l’esponente leghista su Facebook. «Io mi indigno con chi si indigna. Napolitano, taci che è meglio!», ha aggiunto. Per Salvini, «Non divido fra razza verde o bianca, ma un ministro che dice che vuole che l’immigrazione clandestina non sia più reato è un ministro pericoloso. La combatto perché porta avanti idee pericolose».
In una nota il Pd chiede che Calderoli lasci il proprio posto: «Adesso basta. Non si può lasciare spazio al razzismo, all’insulto, all’istigazione dei peggiori istinti. Non si tratta di chiedere scusa o di smentire battute. Non si può tergiversare o minimizzare». Pacata, dal canto suo, la reazione a quanto le sta accadendo da parte del ministro dell’Integrazione, Cecile Kyenge, che stamane a Pescara, parlando alla giornata della “Carovana della libera circolazione”, ha detto che «Dobbiamo far passare dei messaggi che non istigano a odio e violenza. Sicuramente non sarà il mio compito di rispondere alla violenza con la violenza. Il mio compito è quello di dare una guida ai nostri giovani, all’Italia, perché l’Italia non è razzista e chi vuole soffocare questa parte dell’Italia non razzista farà fatica a farlo».