PREZZA – L’iter procedurale del centro di accoglienza migranti di Prezza è in dirittura d’arrivo. Quello che in altri posti è ormai di normale amministrazione, in Valle Peligna lascia ancora spazio ad alcune perplessità, soprattutto tra i residenti in zona. Per questo motivo abbiamo chiesto maggiori delucidazioni direttamente alla Csa (Centro Servizi Accoglienza), l’azienda con sede proprio nel centro peligno che ha intenzione di realizzare il progetto.
“Non sarà costruito nulla di permanente in quanto saranno impiantate esclusivamente strutture mobili” precisa il responsabile Comunicazione e relazioni esterne dell’azienda, Gianni Melozzi. “Ci sono degli standard di qualità che vanno rispettati: saranno strutture igienicamente ineccepibili, refrigerate d’estate e riscaldate d’inverno, complete di bagni e servizi. Una volta esaurita la loro funzione tutto verrà smantellato”.
In sostanza la richiesta di base è per poter ospitare circa 60 persone, non di più. “Ciò non toglie che in una seconda fase potrà essere integrata – precisa Melozzi – ma in questo momento non è possibile prevederlo, in quanto ci sono tutta una serie di condizioni e di obiettivi da raggiungere”.
La Csa già si occupa di assistenza alle persone, in particolare agli anziani: “Quella dei profughi è una situazione legata ad una congiuntura particolare – aggiunge ancora – e, come per l’accoglienza agli anziani, anche per questo servizio l’azienda ha riscontrato delle condizioni economiche tali da poter intraprendere il progetto. E’ vero, ci sono dei ricavi, ma ci sono anche dei costi che vanno coperti in una certa misura. Per questo lo Stato si affida a dei soggetti terzi ricompensandoli”.
In sostanza, la Csa riceverà (attraverso le Prefetture) un rimborso spese per ogni profugo ospitato pari a poco più di 30 euro al giorno. “I costi da coprire – sottolinea Melozzi – non sono soltanto vitto e alloggio. C’è l’assistenza sanitaria, il vestire, i costi per un piano di mediazione linguistica e informazione civica, e così via. In sostanza i migranti, attraverso un’attività di formazione, conosceranno le regole dell’Unione Europea e verranno fornite loro opportune competenze lavorative di base”.
Alla domanda se tutto ciò potrebbe avere delle ricadute di tipo occupazionale per il territorio, Melozzi non ha dubbi: “Una struttura di questo tipo avrà bisogno di alcune unità lavorative che saranno ovviamente prese dal territorio. Occorreranno servizi specializzati e di assistenza. Stesso discorso per quanto riguarda gli approvvigionamenti alimentari e non”. Quantificando, a pieno regime il centro potrebbe dare lavoro ad alcune decine di persone con turni di lavoro ed orari da organizzare