ROMA – Il governo ci riprova. L’anno scorso la proposta di infilare il canone Rai nella bolletta elettrica arrivò fuori tempo massimo, a fine novembre, e nel giro di due giorni venne affondata «per ragioni tecniche». Rispetto ad allora il piano resta lo stesso a parte un dettaglio che però non è secondario: l’importo da pagare. Ieri Renzi ha parlato di 100 euro, anziché di 113,5, l’anno passato l’obiettivo era di dimezzare questa che è una delle tasse più evase per portarla a 60, massimo 65 euro.
Come un anno fa all’annuncio del governo è subito corrisposto l’altolà delle società elettriche, pubbliche e private. Spiega Chicco Testa, presidente di Assoelettrica: «Mettere il canone Rai in bolletta resta un gran pasticcio, restiamo contrari. In questo modo il consumatore non saprebbe infatti più cosa sta pagando e noi non riusciremo più a fare il nostro mestiere». A suo parere, infatti, «è un errore considerare che chi è titolare di un contratto elettrico possieda anche una tv e viceversa».
Poi c’è il problema degli uffici e degli esercizi commerciali: alcuni hanno la tv, altri no. In più, spiega il presidente di Assoelettrica, «non accettiamo che la bolletta, che già ha un 50% di voci non connessi alla fornitura di energia, possa contenere altre cose. Così la bolletta diventa un vagone pieno di cianfrusaglie, che trasporta di tutto e il consumatore non sa più cosa paga». Per non parlare poi dei problemi legati alla privacy e di quelli, forse ancora più grandi, legati ai possibili futuri contribuenti morosi.
Se un utente non paga il canone cosa succede? E’ immaginabile arrivare al distacco delle forniture per il mancato pagamento di importi che nulla hanno a che vedere con la fornitura elettrica, col rischio di incorrere nel reato di interruzione di pubblico servizio? Per Assoelettrica «come misura anti-evasione anche questa denota molte criticità legali ed applicative e nulla cambierebbe rispetto al passato, se non l’introduzione di ulteriori costi e rischi aggiuntivi per i venditori di elettricità, che inevitabilmente non potranno non riflettersi nelle bollette».
L’Istituito Bruno Leoni parla esplicitamente di «mostro giuridico». Perchè non si può nascondere un’imposta dentro una tariffa, che è il corrispettivo di un servizio che con la programmazione della Rai non c’entra nulla. E perchè questo renderebbe più difficile capire quale sia la somma pagata a titolo di canone e quale per il consumo di elettricità. Inoltre si rischia di far diventare definitiva la presunzione di possesso dell’apparecchio tv: tutti quelli che hanno la luce pagheranno il canone. Una platea diversa e più vasta di quanti hanno una tv. Per cui «spetterà al contribuente dimostrare il contrario, sempre che ricordi che nel pagare la corrente finanzia anche la Rai».
Ecco spiegato il pasticcio. Certo è che l’evasione del canone tv rappresenta, innanzitutto per la tv pubblica, un grosso problema. La Rai, pur presentando uno dei canoni più bassi d’Europa, patisce infatti l’evasione in assoluto più alta. Il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli ha quantificato il «buco» in 600 milioni di euro. Un danno enorme, insomma. Ed è un fenomeno in continua crescita: nel 2014 la Rai ha infatti perso altri 89mila abbonati, facendo salire il tasso di evasione addirittura al 30,5% con picchi superiore al 40% al Sud. Con Napoli che sfonda il muro del 60% ed alcune zone del casertano, come a Casal di Principe, dove si arriva oltre il 90%.