PERUGIA – «Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato: senza il loro supporto non avrei avuto la forza di arrivare fino a qui. Ringrazio in particolare mio padre, i miei avvocati e i miei familiari». Sono le prime parole di Raffaele Sollecito in apertura di conferenza stampa. «Mi sento come un sequestrato tornato alla libertà. Il mio sequestro è stato insopportabile. Sono stato additato come un assassino senza uno straccio di prova. La mia famiglia è stata fatta a pezzi, sbriciolata. Non è vero che non mi aspettavo questa sentenza: questa sentenza doveva finire così. Il dolore è ancora presente, ma se guardo l’esito finale la giustizia ha funzionato».
«Ho una lista infinita di momenti brutti: 7 anni e 5 mesi è un tempo infinito quando si vive in una tragedia infernale che fa parte della tua esistenza. Tra i momenti più brutti, quello del mio arresto. Ora potrò vivere come un ragazzo della mia età. Non avevo nulla a che fare con quell’omicidio, mi sembrava tutto surreale», ha raccontato. «Questa ferita non si rimarginerà mai purtroppo. Ringrazio i giudici che mi hanno risarcito di tante sofferenze, la ferita non smetterà mai di sanguinare, non si cicatrizzerà mai».
«Sono completamente estraneo a tutta la vicenda e non accetterò più di essere definito come assassino – ha continuato -. D’ora in poi, chiunque parlerà della mia vicenda dovrà attenersi alla verità processuale. Mi tutelerò nelle sedi opportune nel caso ce ne fosse bisogno». «Con Amanda c’era soltanto una storia di affetto come quella tra due ragazzi poco più che adolescenti. Ora le auguro ogni bene. Forse scriverò un libro, ora voglio solo dimenticare», ha concluso Raffaele.
L’avvocato Bongiorno ha poi comunicato che saranno valutate «eventuali istanze per l’ingiusta detenzione», spiegando che eventuali azioni di «risarcimento e responsabilità civile non saranno alimentati da sentimenti di vendetta che non sono presenti nell’animo di Sollecito». Quanto alla responsabilità civile dei magistrati inquirenti, «quello della responsabilità civile dei magistrati è un istituto serio che non va esercitato con spirito di vendetta – ha aggiunto il legale – e allo stato non ci sono iniziative di questo genere».