PESCARA – Addirittura ha voluto un incontro con la stampa. D’Alfonso non ci sta ad essere “associato” alla vicenda di Penne relativa alla cessione di un immobile di proprietà del Comune nell’ambito della inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila. D’Alfonso ha affermato di “aver perseguito solo l’interesse pubblico: se c’è stata qualche ‘rottura’ delle leggi a volte è stato necessario proprio per raggiungere l’interesse della collettività”.
Il presidente poi aggiunge: “Ho letto che si evoca una condotta grave nei miei confronti, corruzione, che è rottura vera con le leggi penali del paese. Escludo ogni atto di interesse privato, non so chi sia l’acquirente, c’era solo un piano demaniale di dismissioni spinto dai revisori dei conti del Comune di Penne”.
D’Alfonso ha portato come prova del suo impegno una mail da lui sottoscritta indirizzata alle Belle Arti d’Abruzzo del 29 dicembre 2015, due giorni prima la scadenza dei termini per la caduta del vincolo necessaria per la vendita dell’immobile: ”La mail – ha detto D’Alfonso – data il mio impegno nella vicenda, ora trovatemi un pelo fuori posto”.
Era stato lo stesso D’Alfonso, dopo il blitz dei carabinieri in Regione dello scorso 16 febbraio, a rivelare di essere stato iscritto nel registro degli indagati oltre che per le vicende dell’Ater di Pescara e il parco didattico del fiume Lavino, anche sulle vicenda di Penne, i cui contorni sono stati svelati successivamente. A riprova del suo interesse “istituzionale”, D’Alfonso ha anche portato una interrogazione parlamentare presentata dal deputato Gianluca Fusilli (Pd) in merito proprio ai presunti ritardi della vicenda di Penne, in data 20 aprile 2016 D’Alfonso, che non è stato ancora ascoltato dagli inquirenti aquilani, non ha negato il suo interessamento nella vicenda.
”In passato – ha detto – ho fatto aprire tribunali o scuole senza le autorizzazioni e se un comune mi chiede di essere aiutato per il superamento del Patto di Stabilità mi impegno anche per quello. Non c’è nessun interesse privato, quando si edifica una chiesa, diceva un vescovo, non c’è mai reato. Ho rispetto per i giudici, e non mi sento né inseguito né perseguitato. A Penne è stato tutto lecito, anzi meritorio, tanto che al termine della vicenda mi aspetto di essere nominato cittadino onorario di Penne. Ma di queste cose ne ho fatte altre 100, è il mio protagonismo istituzionale che mi spinge a velocizzare le pratiche. Devo convincere i miei avvocati e devo provare a demitizzare l’acquisizione di documenti. Al mio avvocato Milia non ho detto della convocazione di questa conferenza stampa e non ho ucciso il vescovo di Canterbury – ha concluso – per statuto io devo aiutare i Comuni a risolvere i problemi”.