L’AQUILA – Il Consiglio Comunale dell’Aquila ha approvato il bilancio di previsione 2015. Lo ha fatto alle 6,40 del mattino dopo un “lungo, inutile, inspiegabile e propagandistico ostruzionismo condotto dal centrodestra”. Sono queste le parole di Massimo Cialente. Il sindaco sottolinea come questo sia un passaggio decisivo per la città ed i cittadini, che sino al 15 luglio sembrava “impossibile da percorrere”.
“Eravamo partiti da una situazione impossibile – aggiunge Cialente – il solito errore, a questo punto ormai intollerabile, del ministero, ci assegnava un patto di stabilità di 32 milioni di euro, che forse non hanno neanche città come Napoli, Torino, Palermo. Questo perchè continuano a conteggiarci nel bilancio anche le spese della ricostruzione. Mancavano poi all’appello altri 19 milioni. Con un’azione costante, grazie anche a Paola De Micheli ed al lavoro prezioso di Stefania Pezzopane, siamo riusciti, sia con il decreto “Enti locali” che facendo ricalcolare per tutti gli 8.000 comuni italiani il Fondo di Solidarietà, abbiamo recuperato tutto. Una fatica terribile”.
“Oggi – continua il primo cittadino – è stato approvato un bilancio equo, che vede una riduzione della TARI per i commercianti, un aumento minimo della TASI, che resta una delle più basse d’Italia, investimenti sul sociale e le politiche scolastiche, la cultura. Con l’approvazione del Bilancio, da questa mattina si possono finalmente attuare progetti e far partire investimenti, ma soprattutto sarà possibile, immediatamente, prelevare risorse da avanzi accertati, attraverso una immediata variazione di bilancio. Investimenti, investimenti, investimenti.
Sull’arredo urbano, infrastrutture viarie previste nel PRG e mai realizzate, sistemazione parchi, progettazione e poi realizzazione di piste ciclabili, e tanti altri investimenti infrastrutturali. Notizia quindi positiva”.
“Ma con la franchezza e la determinazione che conoscete essere il mio faro nell’attività politica – aggiunge ancora – dove non ammetto diserzioni nella squadra, ricatti, prove di forza o addirittura giochi di carambole, devo rilevare che la seduta della notte trascorsa, segna forse una fase di non ritorno della crisi del centrosinistra aquilano, una delle ultime giunte uliviste forse in Italia. Il PSI, o meglio Gianni Padovani, su motivazioni personali, di rancori per la vicenda delle elezioni regionali e provinciali che lo hanno visto regolarmente soccombere, ha votato contro il bilancio ed è quindi uscito dalla maggioranza. Ne ho preso, direttamente in aula, immediatamente atto, e con mio profondo rammarico ho immediatamente ritirato la delega al componente di giunta del PSI GIANCARLO VICINI.
Mi spiace terribilmente, poichè Giancarlo è stato tra gli assessori più disponibili, motivati, e soprattutto leali.
Mi spiace davvero, ma io credo che il servizio che un politico deve rendere alla sua gente, è quello di essere sempre trasparente, deciso e sincero”.
“Spiace che le motivazioni di Padovani – dice ancora Cialente nella lunga nota – che crea un danno enorme alla città, nascano solo da motivazioni di rancori, vendette, propositi di ricandidature nel gruppo del consigliere regionale Gerosolimo. Purtroppo quando non si ha vera passione politica, quando si fa politica per tradizione familiare, quando l’impegno politico arriva addirittura dopo una partita di pallone, quando non si studia e lavora con abnegazione, l’impegno politico è visto solo in funzione di se stessi e dei propri interessi ed umori, mai guardando ai propri amministrati. E’ il doloroso segno dei tempi, sono le gravi conseguenze della morte dei partiti.
In questa città il PSI ha avuto gloriose figure. Secondo me si spegne in modo tragico. Ma la maggioranza è a rischio soprattutto perchè Enrico Perilli di Rifondazione Comunista e Giustino Masciocco , con Padovani ed il centro destra (Liris, Imprudente, Raffaele Daniele, Piccinini, D’Eramo, Ferella) hanno votato un emendamento, proposto da Rifondazione, che chiedeva di cancellare dal programma triennale delle opere pubbliche la Cabinovia di Montecristo.
Fortunatamente l’emendamento, per soli due voti, non è passato. Se fosse stato approvato avremmo dovuto ritirare il bando di privatizzazione, perso i 3 milioni del finanziamento regionale, i 40 milioni che con tanta fatica ho preso letteralmente di peso a Roma e portato sulla nostra montagna”.
“E’ chiaro però – dice ancora il sindaco – che ormai non c’è più una maggioranza. E la mia amministrazione, quasi sicuramente, cadrà. Qualcuno, in SEL mi rimprovera di non mediare. La vicenda Gran Sasso a mio avviso è la vicenda centrale del futuro della città. Perchè è il turismo, è il rilancio dei comuni del comprensorio, è occupazione e ricchezza. Complementare con la pista ciclabile Capitignano- Molina, la valorizzazione del Lago di Campotosto e le altre nostre enormi risorse. Io non medio su queste cose. Sono le scelte di fondo, strategiche.
Una classe dirigente si misura sulle cose, le idee, le strategie. Campicchiare per stare seduti su una poltrona è vergognoso e da irrsponsabili,: è la vecchia politica. Basta con le armate Brancaleone. Ritengo che , e lo dico con rammarico, forse è arrivato il momento di ridare la parola alla città, ai cittadini”.
“A loro – conclude Cialente – scegliere quale futuro per L’Aquila, esprimere il giudizio sul mio operato, quello delle forze coese della maggioranza, su quello dell’opposizione, e sulle forze che dopo aver firmato il programma elettorale, oggi mi abbandonano, su temi centrali, decisivi. Sinceramente, Rifondazione Comunista sullo sviluppo del Gran sasso ha sempre avuto una posizione critica. Non capisco il voltafaccia di SEL. Comunque giudichino e decidano gli aquilani. Per correttezza, a giorni riunirò i partiti, e comunicherò le mie scelte, sempre assunte, in scienza e coscienza, nell’interesse della mia gente”.