Nulla è più rivoluzionario della vita di tutti i giorni, nulla può essere imprevedibile di una storia personale. Un vissuto, dunque, edificato nel ritmo struggente della tristezza, fatta di infiniti piccoli racconti. La vita semplice, tormentata di una donna. Un suo sorriso, la voglia di esserci, la forza di vivere.
Una favola che si ripete ogni giorno, è questo l’autentico miracolo della realtà. Miracolo che ha il nome e il volto solare di Sabrina Marchetti. Pescarese di nascita, vive a Tortoreto, non ha dimenticato il suo legame con la città di origine che vive sempre nel suo ritmo. Sabry, come affettuosamente chiamata da chi davvero le vuol bene, è autrice di un libro, che nel suo struggente narrare, mette a nudo la sua giovinezza, vista con gli occhi di una donna adesso matura.
Segnata dalla sofferenza, dalla tossicodipendenza, più volte ferita dalla maldicenza di individui ignoranti e incolti, per tanto tempo sulle bocche avvelenate della “gente”, pur tormentata da una patologia sconosciuta-la sindrome di Tourette- (un fastidioso tic che la fa apparire irriverente-) Sabrina, tuttavia, con coraggio, a prezzo di innumerevoli sofferenze e rinunce, andando oltre i suoi limiti, ha avuta la titanica forza di non curarsi dell’altrui scherno, e ha trovato in sé stessa la spinta per uscire dalla spirale della tossicodipendenza (ma, non, purtroppo dalla fastidiosa sindrome). Tutto questo è il suo libro “Colpa di chi?”, da lei stessa autoprodotto.
La sua scrittura, non appena si inizia, penetra come lama nella carne, fa vibrare il sangue, fa esplodere la coscienza, stravolge l’intelligenza del lettore. Con cadenze tormentate scrive di sé, e le parole diventano magma incandescente, pronto a trascinarci, noi increduli lettori, in un girone dantesco lo stesso che segno’ la sua giovinezza. Sabrina, senza remore si offre al lettore, lo prende per mano e irruenta lo trascina nel suo mondo, mostrando orgogliosa il suo vissuto allo sguardo e penetra nei pensieri di chi legge.
E’ questo il momento fatale, sappiamo di Sabrina tanto di più: conosciamo il suo ordinato caos adagiato sulla sua intensa religiosità, sappiamo di meravigliosi enigmi che riempiono e appagano lo spazio della sua memoria, che stravolgono la sacralità dell’io dolente che appare tra le righe. Una venatura di tristezza, e slanci vitali, si alternano nel procedere tra le pagine, e a mano a mano, la parola assume straordinaria limpidezza, affidandosi a linguaggi innovativi, concreti.
Scrivere per Sabrina, è la festa planetaria della sua ribellione alla vita sofferta, alle ingiurie meschine, che come a compimento di un miracolo che si ripete, ogni giorno, con la sua voglia straripante di eleganza, dissolve il tutto con la scrittura femminile di tratto forte, con la sensazione intimista, e la suggestione quotidiana dell’eterno femmineo. Leggere “Colpa di chi?” è sapere dell’essenza per l’amore per la vita, è incontrare l’intangibile ordine della bellezza, è il moto inarrestabile di esserci per non svanire nell’anonimità quotidiana.
URANUS