TRENTO – A Trento e Bolzano una sinistra egemone sarebbe stato uno scenario inimmaginabile durante tutta la prima Repubblica, quando dominavano la Dc e la Svp e dunque la vittoria di ieri al primo turno del centrosinistra nel capoluogo trentino e il ballottaggio con quasi certezza di vittoria in quello altoatesino sono eventi che segnalano una inversione di tendenza storica, per quanto in atto da anni. Se si esaminano invece i risultati di lista, si scopre che il Pd, per quanto partito trainante della coalizione progressista, ripiega nei due capoluoghi sulle percentuali tradizionali, con un calo vistoso rispetto al risultato della Europee di un anno fa.
Allora, sotto l’effetto-Renzi, il Pd a Trento città ottenne il 49,07%, dunque nettamente al di sopra della media nazionale (40,8%), mentre ieri si è attestato al 29,6%, la stessa percentuale che lo stesso Pd aveva ottenuto alle Comunali del 2010. Certo, alle Europee non erano presenti il Patt e il movimento Civico democratico che, separati, stavolta hanno assommato il 21,9% e dunque il calo del Pd, se in qualche modo pare fisiologico, potrebbe anche segnalare che i voti ottenuti alle Europee non sono acquisiti una volta per sempre.
Così come a Bolzano: alle Europee il Pd ottenne il 35,67%, ieri il 16,9%. Poiché anche alle Regionali del 31 maggio, il Pd subirà la “concorrenza” di numerose liste civiche, con l’effetto di dimagrirne il risultato finale, tutti questi segnali, presenti e probabilmente futuri, sono da interpretare bene e da leggere per il Presidente del Consiglio.