L’AQUILA – Il Dpcm «Io resto a casa» ora è ufficialmente in vigore. Le norme sono valide in tutta Italia: ecco le dieci cose da sapere sul nuovo decreto. Meglio stare a casa. Ma per lavorare e far la spesa no problem.
Il decreto del Presidente del Consiglio prevede la possibilità di uscire di casa per motivi strettamente legati al lavoro, alla salute e alle normali necessità, come andare a fare la spesa. I negozi di generi alimentari, i supermercati, i mercati rionali non chiudono, anzi, continueranno ad essere aperti, ed è possibile frequentarli normalmente (naturalmente con le normali precauzioni e distanze di sicurezza per evitare il contagio). I centri commerciali restano aperti, salvo che nel weekend. Il lavoro va avanti, anche se alle aziende è consigliato di attuare il cosiddetto smart working, e ove non possibile di limitare gli spostamenti al massimo.
Il decreto è chiarissimo: non ci si potrà più muovere dal proprio Comune di residenza. Allo stesso tempo gli spostamenti saranno tranquillamente consentiti per motivi di lavoro, di salute (comprovati da certificato medico) o per «stato di necessità» (come ad esempio dover acquistare farmaci o alimenti introvabili nel proprio Comune). In tutti questi casi servirà mostrare una autocertificazione, scaricabile anche dal sito del nostro giornale, e complilarla. Dichiarare il falso farà scattare le sanzioni penali previste per la “dichiarazione non veritiere”.
Tutti i mezzi di trasporto, pubblici e privati, funzionano regolarmente e possono essere utilizzati normalmente dai cittadini (sempre rispettando le regole che limitano gli spostamenti a quelli consentiti). Autostrade, strade, aeroporti e stazioni sono aperte e normalmente funzionanti. Sarà normale in questi luoghi incontrare dei posti di blocco e di controllo delle forze di polizia (in alcuni casi dotate di termoscan per verificare la temperatura corporea in pochi istanti), che acquisiranno le autocertificazioni (possono essere compilate anche al momento) che giustificano i movimenti. Nessuno stop per merci, camion e corrieri. Libertà di movimento anche per i «frontalieri».
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Non esistono più le vecchie «zone rosse» e «arancioni», con i Comuni in quarantena. Da stamani le regole valgono per tutta Italia. Fino al 3 aprile le scuole e le università restano chiuse (anche se si parla di spostare la riapertura a dopo Pasqua). Sospesi anche i corsi professionali, i master e le attività formative, salvo quelle rivolte alle professioni sanitarie e i corsi di Medicina. Tutte le istituzioni scolastiche sono invitate a fornire le attività didattiche online. Vengono sospese anche le riunioni degli organi collegiali delle scuole in presenza.
Bar e ristoranti possono essere aperti, ma soltanto fino alle ore 18. In ogni caso sono vietati gli assembramenti all’aperto, e c’è l’ obbligo di far rispettare la distanza di sicurezza di un metro, pena la chiusura.
Da oggi è prevista la chiusura per teatri, musei, scuole di ballo, sale giochi e bingo. Stop anche a eventi sociali, congressi e meeting di ogni tipo. Chiusi istituti, cinema e qualsiasi altro luogo di cultura.
Si ferma tutto lo sport agonistico aperto al pubblico, svolto in impianti pubblici o privati. Chi vuole, però, può tranquillamente andare a correre, andare in bicicletta, o fare sport ed altre attività motorie negli spazi aperti. Palestre e piscine possono restare aperti purché vi siano le condizioni per rispettare la distanza di sicurezza nelle sale e negli spogliatoi. Come noto, stop al campionato di calcio e agli sport agonistici di ogni tipo fino al 3 aprile. E sono stati chiusi tutti gli impianti sciistici in tutta Italia.
Se la temperatura del corpo supera i 37,5 gradi è fortemente raccomandato restare a casa, limitare al massimo i contatti sociali, e chiamare il medico per farsi consigliare il da farsi. Il divieto di muoversi da casa è invece assoluto per chi è in quarantena, per chi è positivo anche se senza sintomi, per chi è stato in contatto con un malato, oltre che naturalmente per i contagiati e malati di Covid-19. Per tutti i cittadini non è possibile andare a trovare i malati in ospedale né persone nelle residenze sociosanitarie, lungodegenza, riabilitative: l’accesso è consentito solo su espressa indicazione della direzione sanitaria.
Il decreto stabilisce che chi viola le prescrizioni è punito con l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 206 euro. Pene più gravi possono essere comminate per chi adotterà comportamenti, come ad esempio la fuga dalla quarantena per i positivi, che possono configurare il reato di delitto colposo contro la salute pubblica.