ROMA – L’accusa di corruzione l’ha portato dritto in carcere. È stato arrestato stamattina l’imprenditore campano Alfredo Romeo per l’ipotesi corruttiva in relazione agli appalti della Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. L’ordine della custodia cautelare in carcere è stato emesso dal gip del Tribunale di Toma su richiesta del pm Mario Palazzi e dell’aggiunto Paolo Ielo. L’arresto è stato eseguito dai carabinieri del Noe (Comando di Tutela dell’Ambiente), del Comando provinciale di Napoli e del Nucleo di polizia Tributaria della Finanza di Napoli.
L’inchiesta della procura di Roma è legata a quella napoletana del pm John Woodcock. La pubblica accusa ritiene che un dirigente della Consip avrebbe favorito le società riconducibili all’imprenditore Alfredo Romeo in cambio di somme di denaro versate in contanti dallo stesso Romeo. Si tratta di Marco Gasparri, dirigente della centrale acquisti Consip (Direttore Sourcing Servizi e Utility). Il dirigente e Alfredo Romeo erano stati indagati per il reato di associazione per delinquere e corruzione in concorso con altre persone.
Al centro dell’indagine delle due procure c’è la gara d’appalto, bandita nel 2014, denominata Fm4 (facility management) del valore di 2,7 miliardi di euro e che era stato suddiviso in una serie di lotti.
Nell’inchiesta è coinvolto, per traffico illecito di influenze, anche Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo. Il reato di traffico di influenze è stato introdotto nel codice penale nel 2012. Mira a colpire anche il mediatore di un accordo corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa. Tiziano Renzi avrebbe avuto dei contatti con Alfredo Romeo, tramite l’imprenditore toscano Carlo Russo.
Per l’inchiesta Consip, nel dicembre scorso, dopo aver ricevuto gli atti da Napoli, i pm capitolini hanno ascoltato il ministro dello Sport Lotti e il comandante generale dell’Arma, Del Sette. Entrambi hanno respinto le accuse, sostenendo di non aver mai rivelato ai vertici di Consip l’esistenza di indagini.