ROMA – Sessanta miliardi, la metà dei 120 miliardi del totale dell’Unione europea. È questo il valore della corruzione in Italia. Emerge dal primo rapporto della Commissione Ue presentato oggi dal commissario Cecilia Malmstrom. “In Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’alto numero di indagini per corruzione”, questo si legge nel suo primo report sulla corruzione in Europa.
La relazione di Bruxelles, nella parte dedicata all’Italia, rileva come «negli ultimi anni sono state portate all’attenzione del pubblico numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale». Scandali che hanno portato ad una serie di dimissioni, anche di leader e di alte cariche di partito, a elezioni regionali anticipate in un caso, ed hanno spinto il governo a sciogliere alcuni consigli comunali per presunte infiltrazioni mafiose.
Come caso «degno di nota» il report segnala quello di «un parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi (richiamando il caso di Nicola Cosentino, ma senza farne il nome). La relazione evidenzia inoltre come solo nel 2012 sono scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti politici locali in circa metà delle 20 Regioni italiane, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010 per presunte infiltrazioni criminali e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti
La nuova legge italiana contro corruzione «lascia irrisolti» vari problemi, secondo la Commissione Ue, perché «non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio». Da mettere mano, anche, al conflitto d’interesse. Nonostante la «legge anticorruzione» adottata nel novembre 2012 e «gli sforzi notevoli profusi dall’Italia» per combattere il fenomeno, questo «rimane preoccupante» secondo la Commissione Ue: il suo valore in Italia è di circa 60 miliardi all’anno, pari a circa il 4% del Pil
La nuova legge anticorruzione ed il successivo decreto legislativo sull’incandidabilità ed il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo in seguito a condanne definitive segnano «un importante passo avanti» secondo la Commissione Ue, che segnala come la norma è stata applicata «nel caso della decadenza da senatore di un ex premier». Bruxelles suggerisce di perfezionare la legge, anche perché «frammenta» le disposizioni sulla concussione e la corruzione, «rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e limitare ulteriormente la discrezionalità dell’azione penale».
Sono inoltre «ancora insufficienti le nuove disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti. La prescrizione è un problema «particolarmente serio per la lotta alla corruzione in Italia», secondo Bruxelles, perché termini, regole e metodi di calcolo, sommati alla lunghezza dei processi, «determinano l’estinzione di un gran numero di procedimenti». Come esempio si indica (pur senza fare nomi) il processo Mills, con l’ex premier Berlusconi prosciolto «per scadenza dei termini di prescrizione».
L’Ue ribadisce la necessità di colmare le lacune e di dare priorità a procedimenti per corruzione a rischio prescrizione. La Commissione raccomanda inoltre di «estendere i poteri e sviluppare la capacità dell’autorità nazionale anticorruzione Civit in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento e svolgere funzioni ispettive e di supervisione efficaci, anche in ambito regionale e locale».