
L’AQUILA – Da dieci anni a questa parte non si era mai registrato un risultato peggiore. Nei primi nove mesi del 2012 il credito, in Abruzzo, ha subito una restrizione di 503 milioni di euro. E a segnare il passo, stavolta, dopo aver garantito per anni ossigeno al sistema produttivo, sono state soprattutto le piccole banche, con il territorio pescarese in condizioni di particolare sofferenza e tassi di interesse che volano. Lo dice uno studio realizzato da Aldo Ronci per la Cna abruzzese, secondo cui a fare le spese di una cosi’ massiccia restrizione del credito sono state esclusivamente le imprese, alle quali sono stati erogati 525 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente; insomma, se non ci fosse stato un lieve incremento del credito concesso alle famiglie consumatrici (+22 milioni), il risultato sarebbe stato ancor più disastroso.
Le piccole banche hanno ridotto il credito di ben 372 milioni di euro; le restanti, ovvero quelle di maggiori dimensioni, di 131. Tuttavia, in valore percentuale, il decremento del credito concesso dalle piccole banche, in Abruzzo, e’ stato del 2,87% contro il 5,47% nazionale: “Nella nostra regione – spiega Ronci – i piccoli istituti hanno erogato il 52% del credito totale, a fronte del 22% nazionale. Insomma, si e’ evitata una flessione di gran lunga superiore a quella che si sarebbe realizzata se i piccoli istituti avessero tenuto la stessa media nazionale (-5,47%): ci saremmo trovati di fronte a un vero e proprio salasso, perche’ la flessione sarebbe stata di 709 milioni rispetto a 372”. Tra i territori, come detto, la provincia di Pescara e’ quella che ha manifestato i dati piu’ allarmanti: -222 milioni di euro, con Teramo (-136), Chieti (-106) e L’Aquila (-39) attestate su quote piu’ modeste. Tra i settori produttivi, il solo a ottenere un incremento e’ stato quello dei servizi (+49 milioni), mentre l’industria ha subito una flessione molto pesante (-321 milioni), al pari di famiglie produttrici (artigianato, ndr) ed edilizia, che hanno subito un decremento rispettivamente di 141 e 118 milioni. Male anche il capitolo relativo a tassi di interesse e “sofferenze”, ovvero i crediti che le banche non riescono piu’ a incassare dai propri clienti.
E dopo l’analisi dei dati il direttore regionale della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo, è stato molto chiaro:”La verita’ che emerge da questi dati e’ che l’Italia va male, ma l’Abruzzo va ancora peggio. Le imprese muoiono non perche’ incapaci di fare il proprio lavoro, ma perche’ non incassano il dovuto: come all’Aquila, dove centinaia di piccole imprese, che hanno realizzato interventi sulla ricostruzione, aspettano ancora il pagamento del dovuto”.
Cosi’ “In queste condizioni – ha sottolineato nel suo intervento – le parole rischiano di non avere piu’ senso, perche’ il tempo della discussione e’ finito e ora si tratta solo di passare ai fatti. Con le altre associazioni d’impresa abbiamo chiesto alla Regione – che si e’ impegnato direttamente con il presidente Chiodi davanti ai componenti del Patto per lo sviluppo – di utilizzare 24 milioni di fondi Fas per il sostegno all’attivita’ dei confidi. Mentre per altri 18, disponibili sul Por-Fesr, si e’ in attesa di uno sblocco dopo una vertenza giudiziaria. Forse, senza voler fare processi a nessuno, se queste somme fossero gia’ state messe a disposizione del mondo delle imprese, non ci troveremmo oggi di fronte a dati cosi’ negativi sul credito”.