L’AQUILA – E’ stata riformata parzialmente la condanna e la pena per l’unico imputato al processo per il crollo della palazzina di via Rossi all’Aquila, il progettista e direttore dei restauri Diego De Angelis. Per lui pena ridotta da tre anni ad un anno ed undici mesi. Lo hanno stabilito i giudici della Corte d’Appello, oggi a l’Aquila, dopo quasi tre ore di camera di consiglio. Tolta anche l’interdizione dai pubblici uffici e confermata la pena sospesa.
La notte del 6 aprile 2009, in quella palazzina, persero la vita 18 persone, tra cui la giovane figlia dell’unico imputato Jenny. Oggi l’ultimo atto di un processo dai tratti drammatici. In primo grado erano stati assolti il collaudatore Davide De Angelis e il titolare dell’impresa che nel 2000 fece i lavori, Angelo Esposito. Nell’udienza del 19 gennaio l’avvocato delle parti civili, Wania Della Vigna – che rappresenta una studentessa universitaria, Valentina Lallone, che si salvò dal crollo – ha ricordato che nella perizia il pubblico ministero, Fabio Picuti, parla di ‘responsabilità omissiva’, un edificio ‘fragilissimo castello di carta”.
Insomma, secondo la perizia del giudice, la tragedia non fu provocata dai restauri e nemmeno dal presunto appesantimento del tetto, ma da errori di progettazione del palazzo e uso di materiali scadenti. Il processo per il palazzo di via generale Rossi, realizzato una sessantina di anni fa, è stato il primo a entrare nella fase dibattimentale, alla fine del marzo 2011.