ROMA – Matteo Renzi presenta la sua cura choc per far ripartire l’economia. L’intervento più importante è il taglio delle tasse: dieci miliardi di euro che da maggio resteranno ai cittadini. La platea coinvolta è quella dei redditi sotto i 25.000 euro, cioè circa dieci milioni di italiani. Il premier quantifica la cifra: «Sono mille euro netti all’anno in più in busta paga a chi ne guadagna meno di 1500 mila euro al mese».
Le misure economiche del governo riguardano anche altri versanti, dagli sgravi alle imprese ai fondi di Bruxelles. Ecco quindi le novità: lo sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione (22 già pagati, altri 68 miliardi entro luglio); il taglio del 10% dell’Irap per le aziende che sarà finanziata con l’aumento dal 20 al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie, la partenza è prevista dal 1° maggio; il piano per l’edilizia scolastica da 3,5 miliardi; costo dell’energia giù del 10% per le imprese da maggio; lo sblocco di tre miliardi di fondi europei; l’asta online delle auto blu dal 26 marzo al 16 aprile; il rafforzamento del fondo di garanzia per i crediti alle Pmi. «I dubbi sono legittimi ma le coperture sono evidenti. E a chi ha dubbi suggerisco di aspettare il 27 maggio per vedere santommasianamente se i denari ci sono – assicura Renzi -. Il piano Cottarelli sarà contestuale al Def, 15 giorni al massimo».
Renzi illustra le misure con le slide: «Non si è mai visto percorso di riforme così corposo e significativo». Più volte si lascia andare a battute. Il messaggio iniziale è per Twitter: l’hashtag scelto è #lasvoltabuona. «Per cambiare l’Italia », precisa il premier, «lo faremo in cento giorni». Anche perché «il prossimo semestre L’Italia guiderà l’Europa e pensiamo che sia assolutamente fondamentale non solo lavorare per cambiare l’Europa ma partire dal cambiare noi stessi». «Confermiamo per l’ennesima volta che nei prossimi 100 giorni faremo una lotta molto dura per cambiare ad aprile la P.A, a maggio il fisco e a giugno la giustizia , provvedimenti che non fanno parte, non fanno parte, del pacchetto di oggi», premette Renzi. «Bastano dieci miliardi per far ripartire l’economia?», chiede un cronista. «Sì», risponde secco il premier. La sorpresa è sulle auto blu: «Dal 26 marzo al 16 aprile andranno all’asta come abbiamo fatto a Firenze, sono oltre 1500. Dal 26 marzo “venghino signori, venghino”», scherza Renzi. Il premier illustra anche il metodo, a suo parere inevitabile: «Se voi volevate che oggi attraverso una procedura di decreto legge, o di 42-43 decreti, si stabilisse che da domani mattina il mondo cambia, ve lo dico da misero laureato in diritto amministrativo: questo è impossibile».
Renzi scaccia le polemiche e spiega anche che non tutto il margine di manovra è stato utilizzato. «Con le coperture per questa operazione siamo ben oltre 10 miliardi di Euro e non voglio utilizzare tutto il margine dal 2,6% al 3%. E vado in Ue a raccontare cosa vogliamo fare e non per chiedere procedure di maggiore esborso del denaro pubblico». E ancora: «Per rimanere al debito dello Stato si vede un abbassamento del costo: il debito è calcolato su uno spread a 250 punti base. Se lo calcoliamo a 200 punti c’è un margine di 2,2 miliardi». La spending è uno strumento che secondo i dati di Cottarelli arriva nel 2016 a valere 35 miliardi, nel 2015 vale 19 miliardi e nel 2014 sette miliardi. Cottarelli ha parlato prudenzialmente di 3 miliardi. Il premier annuncia anche che dal primo di maggio si ridurrà l’Irap alle aziende private del 10%: «Questa operazione non sta nei 10 miliardi del cuneo». La misura si finanzierà con l’aumento della tassazione sulle rendite dal 20 al 26%.
«Ho illustrato ai ministri un testo di riforma del Senato,un ddl costituzione che daremo a forze politiche e sociali. Diamo 15 giorni e poi si porta in Parlamento», spiega Renzi. Che difende la legge elettorale: La legge elettorale ha molti limiti ma non ci saranno mai più larghe intese e chi vince governa 5 anni. È una rivoluzione impressionante, c’è un cambio strutturale». Il piano è all’insegna della semplificazione: «Noi vogliamo dire basta alla legislazione concorrente, non vogliamo continuare a investire di ricorsi e controricorsi le sedi istituzionali ma semplificare il quadro dei poteri delle Regioni, lo facciamo con grande convinzione non contro le Regioni ma per farne parte attiva del cambiamento italiano». Il premier tornasull’argomento anche alla fine della conferenza stampa e sceglie parole forti: «Superare il bicameralismo o smetto con la politica.
L’intervento è importante. Non s’è mai visto un taglio da 10 miliardi di euro alle tasse. Accompagnato da un piano per la casa che dovrebbe valere 1,6 miliardi di euro, fiore all’occhiello del ministro Lupi. Più un altro piano per ristrutturare gli edifici scolastici da 3,5 miliardi. E ancora il pagamento dei debiti alle imprese private addirittura per 60 miliardi (di cui 27 miliardi sono già disponibili per il 2013, 20 miliardi per il 2014, il resto coperto dalle garanzie della Cassa depositi e prestiti). «Per la prima volta domani mettiamo in tasca agli italiani una significativa quantità di danari», esulta il premier. Renzi ne parla come di una cura-choc per l’economia. E in effetti così appare. Tanto che le parti sociali vengono invitate a valutare il complesso della manovra e non le singole voci. Ovvio, se ci si fermasse al derby tra Irpef e Irap ci sarebbe inevitabilmente un vincente e un perdente: o le imprese o i dipendenti. Ma se si guarda al complesso, allora si comprende meglio la benevola attesa di Maurizio Landini, leader della Fiom, dialogante con il governo, a differenza di Susanna Camusso, già sulle barricate. E s’interpretano meglio le parole di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria.