Questo primo testo di poesia di Daniela D’Alimonte, che svestitasi dei suoi abiti consueti di dialettologa e linguista e si offre a cimento con l’ars poetica, ad una prima lettura, offre al lettore la dimensione profonda di un fluido odoroso, una piacevole sensazione di tranquillità, una muta immagine di un crepuscolo, in attesa di un altro giorno dedicato ai ricordi del presente.
Leggere Daniela, è sentire il palpito raffinato della bellezza, quando l’immagine diventa parola. Una voce lirica, che frappone un vetro trasparente per osservare il tempestoso ritmare del vivere quotidiano, nel consapevole desiderio, appagato, di quiete.
E, dunque, l’autrice, nella sua illustre filologia, impone l’incessante evoluzione del suo vissuto al lettore, fa del suo essere se stessa, il venticello piacevole del lirismo che invita alla memoria.
E’ un continuo scrivere, quello di Daniela, che seppur nella sua dolcezza, nella realtà letteraria, restituisce al vivere la dimensione vera della libertà individuale, depurata dalle scorie del sociale e restituita all’esistenza come trasparente purezza del cristallo che di verso in verso si fa natura.
Il ritmo lirico genera, o per dir meglio rigenera il paesaggio onirico del ricordo, tutto diventa tangibile, volti, sguardi velati di eleganti malinconie, accennate nostalgie, la voglia di esserci, ma discretamente con il proprio io, incrollabile agli uragani, ma tremante per un solo sorriso.
Allora, la geometria di Daniela, nel suo ordine creativo indica al lettore un percorso, con tappe obbligate, La penombra, l’ascolto, luci soffuse, disordini, piogge, canti,campane, occhi, distanze ravvicinate… Immenso,talento,Daniela riesce nella brevità, dei suoi versi a edificare piccole-grandi storie, o se vogliamo miniature della psiche, dove gli amori, per la propria terra, per le piccole cose che sanno di poesia, l’amore per il suo intimo, costituiscono la più amabile delle abitudini, un presente che non trascorre, un fluire senza fine di sensazioni e momenti.
A conclusione, possiamo dire che la silloge, come opera prima di puro lirismo è un raffinato, ancorché arduo gioco, ben riuscito tra la sapienza filologica e verbale e una armonica musicalità interiore.
ARXIS