ROMA – C’è il via libera dell’Aula di Palazzo Madama con 183 si e 4 astenuti al Ddl costituzionale con la riforma del Senato e del titolo V della Costituzione. A favore i gruppi della maggioranza e Fi, mentre Gal, Lega, Sel e M5S hanno scelto di non partecipare al voto per rimarcare le critiche alla riforma e alle modalità del suo esame.
Diversi anche i senatori della maggioranza che si sono espressi in dissenso. Ora il provvedimento passa alla Camera per la seconda lettura (i Ddl di rango costituzionale devono superare quattro letture, più un referendumn confermativo). Renzi twitta soddisfatto: «Ci vorrà tempo, sarà difficile, ci saranno intoppi. Ma nessuno potrà piu’ fermare il cambiamento iniziato oggi».
«È un primo passaggio, ma fondamentale, ora ci aspetta un cammino lungo e complesso», ricorda il ministro per le Riforme Maria Enlena Boschi poco prima del voto finale, che ringrazia i dipendenti del Senato e il presidente Pietro Grasso: «ha svolto il suo ruolo in modo equilibrato».
Dopo giorni di tensioni e scontri verbali causati dall’ostruzionismo di parte dell’opposizione, i toni in Aula si sono fatti più pacati, ma si coglie comunque la consapevolezza, nel bene e nel male, di un passaggio storico per le nostre istituzioni. La Lega, da sempre assolutamente contraria alla riforma, non cambia atteggiamento, e annuncia la non partecipazione al voto finale per ribadire la totale presa di distanza del Carroccio. Il capogruppo Gian Marco Centinaio attacca il «pessimo testo» del Governo, l’iter a tappe forzate «che non ha permesso un dibattito approfondito», la «fretta sospetta» nei lavori e «le sedute fiume» punitive per le opposizioni». «Non meritate il nostro voto, non saremo vostri complici», conclude annunciando il non voto del Carroccio.
«Un passo nella direzione giusta». A dirlo è il capogruppo di Forza Italia a palazzo Madama, Paolo Romani,che approfitta delal dichiarazione di voto per rimarcare il ruolo di Berlusconi nel processo riformatore avviato dal premier Renzi con il patto del Nazareno, che ha instaurato un «clima di legittimazione politica» che ha portato al ddl Boschi. Dunque, spiega, «è possibile lavorare in maniera condivisa, individuando una mediazione alta, le regole si scrivono insieme, questo è solo l’inizio». Oggi, osserva, «il Senato dimostra di non essere una Casta. Questa riforma porta due firme: quella di Renzi e quella di Berlusconi. Stiamo scrivendo una pagina storica». Romani ricorda però il fallimento del Governo sul fronte dell’economia, che ha portato al crollo dl pil nonostante la marea di decreti messi in campo. «Al governo non riconosciamo il merito di aver tagliato le tasse. Vi siete dimenticati delle aziende», dice ancora Romani, «noi faremo opposizione vera, leale e responsabi