LANCIANO – Venticinque milioni e 600 mila euro il risarcimento danni chiesto oggi dal ministero dell’Ambiente al processo alla Sasi di Lanciano, per la vicenda risalente al 28 aprile del 2015 quando sono stati sequestrati 12 depuratori in sette comuni aderenti all’ente gestore idrico e fognario.
Imputati di reato ambientale sono Domenico Scutti, presidente della Sasi e Alfiero Marcotullio, amministratore della Ecoesse, la società che aveva l’appalto per controllare gli impianti di Atessa, Bomba, Quadri. I sistemi di depurazione hanno riguardato al sequestro anche di impianti a Lanciano Treglio, Santa Maria Imbaro, Rocca S. Giovanni.
L’avvocatura dello Stato ha precisato, in merito alla richiesta del Ministero che 12,8 milioni di euro sono per i danni patrimoniali e altri 12,8 per l’immagine. Al processo sono parti offese i comuni di Lanciano, Quadri, Rocca S. Giovanni, Treglio Atessa e Civitalupparella.
Il procuratore della Repubblica Francesco Menditto ha riferito in aula che i suoi esperti, i periti chimici napoletani Moscariello e Di Martino, stanno verificando se il cronoprogramma Sasi per rimettere a norma i depuratori, anche con nuovi impianti, sono in linea con le norme. I periti saranno sentiti il 22 settembre.
L’inchiesta è partita nel novembre 2012, quando i controlli in un centinaio di impianti di depurazione e vasche Imhoff in 48 comuni di competenza della procura frentana, accertarono che gli impianti non erano monitorati e tenuti in condizioni di inadeguatezza e inefficienza, senza controlli microscopici sui fanghi, con scarichi al suolo e a cielo aperto, e con abbandono incontrollato di rifiuti prodotti e fanghi tracimati a terra da vasche Imofh.
Nei fiumi Feltrino, Sangro e Osento, come in mare, finivano reflui con alte concentrazioni di ammoniaca, escherichiacoli, solventi organici aromatici e un elevato tenore di cloruri. Lo scorso Goletta Verde assegnò alla Sasi la Bandiera Nera.