Abruzzesità? Un flusso infinito di prorompente fisicità, quando nella parlata regionale , abitano le parole, che per chi ne fa materia di studio, diventano illustre passione. E quel luogo misterioso, la lingua madre, il dialetto della nostra terra che offre, che terra dopo terra si moltiplica e si trasforma, ad ogni gesto, a ogni cadenza, e ogni accento.
Dunque, parliamo della ricca varietà della parlata abruzzese. Il dialetto, è la lingua dell’emozione, dell’animosità, dell’istinto dei popoli; tutte le culture non scritte, hanno la loro genesi nei dialetti. Purtroppo, da tanto, ormai il dialetto è stato rappresentato, soprattutto in scena da situazioni che ne hanno sminuito la nobiltà letteraria, molto spesso, compagnie teatrali, ma anche una certa poesia altro non hanno fatto che rappresentare un’abruzzesità infima che non esiste ormai più, o peggio, non ha reso giustizia culturale alla civiltà contadina. E dunque, studiare il dialetto, unire passione culturale e approccio scientifico, e farne attività didattica, è tratto identitario di Daniela D’Alimonte.
Giovane, ancorché, appassionata studiosa della parlata regionale, la incontrai qualche giorno fa, e durante una nostra piacevole conversazione, durante la quale ho potuto apprezzare il suo insuperabile talento dialettico, e la spiccata intelligenza vivace. Mi ha narrato,come solo lei sa fare tutta la storia delle origini del dialetto abruzzese; il gruppo dei dialetti meridionali. calabro-pugliesi-campani, e poi i napoletanismi, tratto pregnante di storia del Regno di Napoli, di cui l’Abruzzo fu parte, e ancora, mi ha illustrato le aree linguistiche dal ramo Aquilano-Sabino, il ramo medio –adriatico (S:Benedetto d.T. fino al Molise.Me ne ha parlato, non come un mero freddo elenco, ma con la partecipazione, con lo slancio di chi davvero ama., ne sentivo il caldo ribollire dell’entusiasmo
E lei, Daniela, ama la sua terra , la sua lingua, il suo popolo, ama , vive il suo mestiere di docente, ama profondamente la parola.
Il suono, la cadenza, l’accento del parlare abruzzese, in lei assumono un valore patrimoniale inestimabile; non è la mera articolazione di suoni, è armoniosa melodia allo stato puro, l’ho sentita spesso, che lei chiuda le vocali, come nei dialetti aquilani, o che non le dica, come in altre aree dialettofone, si ha sempre la stessa sensazione; quella di trovarsi di fronte a un tesoro culturale.
Questa è Daniela D’Alimonte.
ARXIS