ROMA – Il governo non è certo indifferente alle dimissioni di Federica Guidi. L’ormai ex ministro dello Sviluppo economico è stata scaricata dopo la pubblicazione di una conversazione con il suo compagno, Gianluca Gemelli, intercettata nell’ambito di un’inchiesta della procura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti legati alle estrazioni petrolifere.
È il 5 novembre del 2014 e il ministro Guidi rivela al telefono al suo compagno Gianluca Gemelli – titolare di due società che operano nel settore petrolifero e indagato dalla procura di Potenza per concorso in corruzione e millantato credito (il gip non ha accolto la richiesta di arresto) – una notizia ancora riservata: «E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se è d’accordo anche Maria Elena, quell’emendamento che mi hanno fatto uscire…alle quattro di notte!». Gemelli non perde tempo e contatta il dirigente della Total Giuseppe Cobianchi, con il quale da tempo è in contatto per rivelargli che c’è il via libera del ministro delle Riforme.
Le opposizioni alzano il tiro. A rompere gli indugi è il Movimento Cinque Stelle, che annuncia una mozione di sfiducia all’intero governo. «Noi abbiamo la forza di presentare la nostra mozione di sfiducia, chi vorrà venirci dietro lo faccia. Ora siamo alla prova dei fatti: chi vuole mandare a casa Renzi? La minoranza Pd vuole mandarlo a casa o tenersi le poltrone? Io sfido tutti», è l’appello lanciato dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, membro del direttorio grillino. «Tutti sapevano, tutti a casa», tuonano i parlamentari pentastellati. Che incassano subito il sostegno di Lega e Forza Italia. «Siamo pronti a votare la mozione di sfiducia al governo anche domani. Ma vogliamo scriverla insieme», fa sapere Matteo Salvini. «Firmeremo assieme a tutte le altre opposizioni mozioni di sfiducia», dice Renato Brunetta.
«La notte avrà portato consiglio al ministro Boschi? Prima le banche ora il petrolio. Quando le sue dimissioni?», rincara via Twitter Alessandro Di Battista. Mentre beppe Grillo dal blog già ieri sera commentava: «Sono tutti collusi, a casa Renzi e Boschi». Anche Forza Italia va all’attacco. «Le dimissioni da ministro di Federica Guidi sono la prima grande tegola caduta sulla testa di Renzi – commenta Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera – . La notizia non sono le dimissioni di Federica Guidi, la notizia è che non si sia dimessa la ministra Boschi, perché ricordo a me stesso e ricordo a tutti che i maxi emendamenti alla legge di Stabilità li firma il ministro per i Rapporti con il Parlamento».
Le dimissioni del ministro Guidi potrebbero avere ripercussioni sulla tenuta del governo Renzi? «Assolutamente no», risponde la vicesegretaria Pd, Debora Serracchiani. Come svelato oggi nel retroscena de La Stampa, l’indice del governo è puntato sui pubblici ministeri di Potenza, titolari dell’inchiesta sugli impianti Tempa Rossa. Secondo fonti dell’esecutivo, infatti, la Guidi sarebbe finita vittima di una battaglia politica più grande, quella ingaggiata da alcuni magistrati antitrivelle contro il governo per condizionare il risultato del referendum del 17 aprile. Ora in ogni caso per qualche giorno il capo dell’esecutivo si terrà l’interim dello Sviluppo. In attesa di nominare una sostituta. «Sarà una donna», garantiscono infatti da Palazzo Chigi. Dove spiegano che ancora non si è deciso, ma potrebbe trattarsi di una figura fuori dagli schemi di partito. Mentre nei palazzi già parte il toto nomi e spunta quello di una figura come Teresa Bellanova, viceministro dello Sviluppo, ex sindacalista Cgil, lodata alla Leopolda da Renzi per il suo discorso.