ROMA – Il premier Enrico Letta salirà alle 16 al Quirinale per rassegnare le dimissioni nella mani del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Lo si apprende da fonti di Palazzo Chigi. Alle 11,30 presiederà l’ultimo consiglio dei ministri. Già in serata Napolitano potrebbe dare il via alle consultazioni per la formazione di un nuovo Governo.
Ieri la sfiducia del Partito democratico nei suoi confronti, in una giornata ad alta tensione. Con una larga maggioranza (136 sì, 16 no e due astenuti) la direzione del Pd, trasmessa in streaming, ha dato il via libera alla staffetta con il segretario Matteo Renzi. I democratici hanno così fatto una scelta politica. Letta, che non ha partecipato alla direzione, ne ha preso atto e ha comunicato che oggi sarebbe salito al Quirinale per rimettere il suo mandato. «A seguito delle decisioni assunte oggi dalla Direzione nazionale del Partito Democratico, ho informato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della mia volontà di recarmi domani al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio dei ministri», si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi qualche minuto dopo la votazione.
In serata, dopo l’annuncio delle dimissioni, è arrivato un tweet di ringraziamento e commiato del premier: «Un grazie collettivo, ma non per questo meno sincero, per i tanti messaggi twitter ricevuti in queste ore». Contemporaneamente da palazzo Chigi è partita la smentita « nel modo più categorico e netto» dei virgolettati attributi al premier Letta e riportati dall’agenzia Agi citando fonti parlamentari lettiane. Nei virgolettati il premier rimprovera a Renzi «l’ossessione del potere e il cinismo di aver da sempre mirato alla poltrona del governo». Palazzo Chigi chiarisce che Letta «quanto voleva dire l’ha detto nella conferenza stampa di ieri. Tutto il resto è ricostruzione destituita di ogni fondamento».
Già nel primo pomeriggio, prima che la direzione approvasse la mozione presentata da Renzi per «un cambio radicale» nell’esecutivo il premier aveva cancellato una visita ufficiale in Gran Bretagna, prevista per il 24-25 febbraio. Durante la sua visita in Gran Bretagna Letta avrebbe dovuto incontrare oltre ad esponenti del governo di Londra anche diversi investitori britannici e poi tenere un discorso alla London School of Economics, ha ricordato il Financial Times online.
In precedenza, il premier aveva comunicato con una lettera la sua decisione di non partecipare ai lavori della direzione Pd. Una decisione presa perché «è fondamentale che la discussione si sviluppi, e le decisioni conseguenti siano assunte, con la massima serenità e trasparenza». Di qui la scelta di «aspettare a Palazzo Chigi le determinazioni che verranno prese, in modo che tutti in Direzione si sentano liberi di esprimere valutazioni ed esplicitare le decisioni che ritengono opportune». Poi lo showdown, e lo strappo si è consumato.