PESCARA – Non si placa l’eco delle polemiche dopo i dati resi noti dall’Iss sulle acque abruzzesi. Oggi è stata la volta di un’iniziativa di protesta davanti all’assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo, in via Conte di Ruvo a Pescara. I manifestanti hanno riportato l’attenzione sulla necessità di un monitoraggio ambientale a tappeto e di un’indagine epidemiologica approfondita nella Valpescara, Chieti e Pescara incluse, per indagare sulle conseguenze sanitarie dell’esposizione ai contaminanti provenienti dal Sito nazionale di Bonifiche di Bussi che ha visto coinvolte centinaia di migliaia di persone.
Gli attivisti del Forum abruzzese dell’acqua ritengono “incredibile” come oggi manchi tale strumento “fondamentale per capire se esistono malattie direttamente riconducibili alla drammatica situazione del polo chimico ex Montedison. Il tutto a 6 anni dalla perimetrazione del Sito nazionale di Bonifica di Bussi e a 7 dall’accertamento dell’inquinamento che ha interessato per oltre 20 anni i pozzi S. Angelo che rifornivano l’acquedotto, chiusi nel 2007”. “L’aspetto incredibile della vicenda – dice Renato Di Nicola – è che il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua aveva già realizzato lo stesso sit-in nel 2008 , rimanendo per un giorno e una notte davanti all’assessorato alla Sanità. Si avviò un tavolo di lavoro che subito naufragò per due ragioni: la Asl di Pescara ebbe il coraggio di inviare come proprio rappresentante il dottor Rongione che era ed è indagato proprio per aver disposto la distribuzione dell’acqua contaminata dei Pozzi S. Angelo; le Asl non avevano informatizzato i dati di mortalità”.
Per Augusto De Sanctis da allora il Governo regionale “non ha neanche Istituito il Registro dei Tumori e di altre malattie che possono essere determinate dall’esposizione a sostanze tossiche e cancerogene, come accaduto con l’acqua data a 700 mila persone, neonati e donne incinte compresi. Il primo studio epidemiologico preliminare è stato realizzato dall’Agenzia sanitaria Regionale nel 2012 ma è stato incredibilmente tenuto nel cassetto, nonostante contenesse dati molto preoccupanti che dovevano essere immediatamente divulgati a medici e cittadinanza. Invece anche in questo caso sono stati i volontari del Forum Acqua a far circolare lo studio, purtroppo solo a fine 2013”.
“Questo studio, redatto da docenti universitari di Chieti – spiegano tra slogan e megafoni – è una descrizione della frequenza dei tumori in ogni comune della Regione. E’ una fotografia molto attendibile perché basata incrociando i dati dei ricoveri per tumore e la residenza dei malati. Questa indagine preliminare, come dichiarato dagli stessi autori, era volta solo a presentare i dati e non ad individuare la causa delle malattie osservate. Pertanto non capiamo come il Presidente Chiodi abbia potuto metterne in dubbio la validità, purtroppo non al momento della sua redazione ma solo quando il rapporto è stato tirato fuori dai polverosi cassetti della Regione e reso pubblico”.
Intanto dalla relazione dell’Istituto superiore della sanità, emerge che in uno studio del 1981 furono rinvenuti valori “medio alti” di mercurio nei prodotti alimentari vegetali. Lo studio del 1981 ha preso in esame alcuni campioni di vegetali coltivati in prossimita’ del fiume Pescara rinvenendo concentrazioni medie di mercurio pari a 0,641 mg/kg in erba di frumento, 0,135 mg/kg in cariossidi di grano, 0,550 mg/kg in campioni di vite e 5,2 mg/kg in foglie di olivo. Valori che sulla base delle informazioni attuali, erano “come 44-150 volte superiori alle concentrazione tipicamente riscontrate nell’alimento in Europa”.
La relazione, depositata al processo in Corte d’Assise a Chieti, contiene anche uno studio del 1972 dove i valori di mercurio sui pesci catturati alla foce del fiume Pescara e nel mare antistante, risultarono 4,5 volte superiore ai livelli di legge. Mentre i dati sui capelli umani evidenziarono valori 14 volte superiore ai livelli tipici degli adulti, nei consumatori giornalieri di pesce e circa 5 volte superiore nei consumatori occasionali nella citta’ di Pescara.