BUSSI SUL TIRINO – L’Amministrazione comunale di Bussi sul Tirino vorrebbe acquistare le discariche. Un’operazione che al Forum H20 appare alquanto strana, nella quale si fa fatica a comprendere il reale beneficiario. In una nota inviata alla stampa il Forum rende pubblici i particolari dell’operazione, definendola “illegittima”.
“Nelle tristi vicende del sito inquinato di Bussi irrompe sulla scena quello che le associazioni definiscono un vero e proprio ‘pacco inquinato’. Con una procedura che appare unica nel panorama italiano, il Comune di Bussi intende acquistare – per un simbolico euro – le discariche 2A e 2B dalla multinazionale Solvay, ettari ed ettari di terreni inquinatissimi da sostanze pericolose, dove anche la falda è pesantemente contaminata. Quello che stupisce – precisa il Forumo H20 – è che pare non si sia tenuto conto dei vincoli imposti agli enti locali dal 2014 in poi per l’acquisizione di nuovi immobili al patrimonio pubblico. Infatti l’art.12 comma 1ter del Decreto legge 98/2011 limita le acquisizioni esclusivamente agli immobili dichiarati “indispensabili”.
“Da quanto abbiamo capito si vorrebbe far passare l’idea che per realizzare il progetto per la bonifica da 45 milioni di euro di fondi pubblici, ormai appaltato, sia necessario acquisire le aree. Sarebbe una vera e propria strumentalizzazione della bonifica visto che basta leggere l’art.49 del Testo unico sugli espropri (D.P.R.327/2001) per verificare che un progetto di interesse pubblico può essere effettuato su aree private mediante un’occupazione temporanea, senza acquisire le aree, appunto. Si fa in tutta Italia normalmente. È paradossale che il Ministero dell’Ambiente avalli uno “strappo alla regola” rispetto a politiche generali di dismissione del patrimonio pubblico imposte proprio dallo Stato – di solito con la vendita dei gioielli di famiglia – consentendo l’esatto opposto, l’acquisizione da parte della collettività di discariche tra le più inquinate dell’intero paese, per giunta da una multinazionale. Non sappiamo come chiamarlo questo “affare”, ma per quanto ci riguarda sa tanto di vero e proprio “pacco”.
“Tra l’altro anche il Testo unico dell’Ambiente prevede come gestire questi casi e chiarisce che il privato non responsabile dell’inquinamento che si vede pulire il terreno di sua proprietà – in questo caso Solvay – deve rifondere il valore acquisito dal terreno. Invece il responsabile della contaminazione, che non è stato ancora identificato (la provincia di Pescara come denunciamo da tempo è inadempiente da 10 anni!) dovrà rifondere invece i costi della bonifica. Quindi neanche questa scusa può essere portata all’operazione”.
“Abbiamo scritto ieri notte al Ministero, alla Regione e al Comune affinchè recedano da una scelta gravida di rischi per gli enti pubblici. Abbiamo inviato la nota anche alla Corte dei Conti e alla Procura. Tra l’altro non è stato pubblicato alcun avviso sui siti del Ministero dell’Ambiente dedicati al SIN di Bussi circa l’avvio della procedura o la convocazione di conferenze dei servizi anche se alcuni articoli di stampa parlano di oggi come data della stipula dell’accordo. Ricordiamo che le procedure di legge prevedono forme di pubblicità all’avvio delle procedure anche per permettere di proporre osservazioni. La proprietà di un’area inquinatissima pone tutti i giorni problemi rilevanti di gestione – ad esempio della falda nonchè di sorveglianza – e rischi di ogni genere, tenuto conto che con ogni probabilità ci vorranno anni di dispute, magari anche davanti ai tribunali, prima di individuare il responsabile della contaminazione e dirimere le vertenze circa gli importi da versare allo Stato. Si consideri – chiude la nota – che un primo tentativo del Ministero dell’Ambiente del 2013 di imporre ad Edison la bonifica immediata proprio delle discariche 2A e 2B fallì miseramente davanti al Consiglio di Stato nel 2015 per un errore formale. Ricordiamo, infine, che altre aree dichiarate non inquinate sono state già svincolate con l’accordo unanime e sono disponibili per nuovi insediamenti produttivi. Quindi neanche la scusa del lavoro può essere accampata.”