ROMA – L’attesa riforma che rivoluziona la Pubblica amministrazione (articolata in un decreto e in un ddl delega); i superpoteri a Raffaelle Cantone presidente dell’Anticorruzione, nominato Commissario straordinario dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici; un corposo pacchetto di nomine (Consob, Agenzia Entrate, Istat, Enit, Anac, agenzia beni confiscati). In poco meno di tre ore, Matteo Renzi appena rientrato da tour asiatico, ha messo nero su bianco, con la sua squadra di ministri, la seconda tranche programmatica, la fase due, quella forse più tormentata dal momento che inevitabile è stato l’intreccio con la polemica tutta interna al Pd nata sulla scia della sostituzione dei due “dissidenti” della commissione affari costituzionali di Palazzo Madama, alle prese con la grande riforma del Senato e del titolo V.
Vigilerà sui contratti pubblici, a cominciare da quelli legati ad Expo, con la possibilità di ordinare ispezioni, ma soprattutto con il potere di proporre commissariamenti ad hoc non dell’azienda, ma di singoli appalti sospetti, redigendo una contabilità separata. Il ruolo di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione, fa un salto di qualità con il decreto varato oggi dal governo sulla pubblica amministrazione: da guida di un organismo con armi spuntate assume la funzione di super-ispettore.
Tutte le prerogative finora in capo all’Authority sugli appalti pubblici, che viene affidata da subito al magistrato in qualità di commissario straordinario, passeranno all’Anticorruzione nel giro di pochi mesi, e comunque entro la fine dell’anno: entro questo termine sarà pronto il piano per il trasferimento delle competente e per affinare i compiti di trasparenza e prevenzione della corruzione nelle pubbliche amministrazioni su cui l’Anticorruzione si dovrà focalizzare. Per farlo, avrà un rafforzamento di uomini e strumenti.
Per ora intanto il governo ha indicato gli altri quattro commissari che affiancheranno Cantone all’Authority, passaggio necessario per renderla operativa, dal momento che è un organo collegiale. Sono due uomini e due donne: Michele Corradino, consigliere di Stato; il docente di diritto amministrativo Francesco Merloni; la costituzionalista Ida Angela Nicotra e la giurista Nicoletta Parisi. Sui nomi da scegliere ci sarebbe stata un confronto abbastanza serrato, ma in ogni caso si tratta di personalità gradite allo stesso Cantone.
La vera arma inserita nel provvedimento varato oggi e annunciata dal premier Renzi nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri, è quella che permette i commissariamenti di singoli appalti in caso di notizia di reato o provvedimenti restrittivi. Una novità assoluta rispetto a quello che fino ad ora è stata l’Autorità. Cantone lo sa bene e da Napoli, dove ha partecipato a un convegno, parla di «scelte coraggiose» e dà una valutazione positiva della norma che non si spinge fino alla revoca degli appalti, ma ne prevede il commissariamento. Cantone e la sua squadra erediteranno poi le facoltà, in particolare quelle ispettive, affidate finora all’Authority degli appalti, la vera grande sconfitta di questa partita. Evidentemente, non essere riuscita a prevenire i grandi scandali esplosi nelle ultime settimane, da Expo a Mose, ha lasciato un segno e ora quest’organismo si avvia a uscire di scena.
Il premier dà un nuovo colpo di acceleratore e non nasconde la sua soddisfazione quando a sorpresa si presenta in sala stampa (completamente solo) per illustrare per grandi linee i provvedimenti varati dal Cdm. «Abbiamo approvato un bel pacchetto di interventi: un decreto sulla scuola per assegnare fattiquote di patto di stabilità, un decreto sul processo telematico amministrativo entro il 2015, il decreto sull’identità digitale, il pin per avere accesso ad un intervento amministrativo’’, ha elencato con soddisfazione Renzi che è entrato nel merito su alcune misure. Con la premessa, in particolare sulla Pubblica amministrazione (materia sensibilissima) che nulla è blindato: «Ho letto critiche al testo, del tipo che si è snaturato e si è venuti meno agli obiettivi. Per me gli obiettivi ci sono, poi il Parlamento è sovrano». «Con le misure varate oggi dal Cdm dimezziamo il monte ore dei permessi sindacali» nella Pa, ha detto soddisfatto il premier.