TERAMO – L’imprenditore edile dell’Aquila, A.W.D, 43 anni, impegnato anche nella ricostruzione post-sisma, e’ tuttora latitante. Lo stanno cercando tutte le Forze di polizia a cui e’ stato diramata una foto segnaletica. La polizia, su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, David Mancini, ha eseguito quindi 7 delle 8 ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Giuseppe Romano Gargarella. Si tratta di due albanesi di 23 e 28 anni e di un romeno di 30, tutti residenti a Teramo, di una 32enne residente nella provincia teramana, di una 31enne residente a Bellante e di due albanesi 38enni residenti uno a Castellanza e l’altro a Busto Arsizio.
Le indagini sono scattate nel marzo dello scorso anno da parte della squadra mobile di Teramo, diretta da Gennaro Capasso a carico di alcuni albanesi dediti allo spaccio, a Teramo, i quali vantavano tra i consumatori anche imprenditori e personaggi della Teramo ‘bene’. Si e’ scoperto che il sodalizio era composto da italiani e albanesi che operavano tra Milano e Teramo nello spaccio di cocaina e marijuana. La prima attivita’ di indagine ha consentito agli investigatori di arrestare sei persone e sequestrare un chilo di cocaina e tre di marijuana.
In particolare, la polizia ha potuto accertare che dalla provincia di Milano arrivava anche un chilo di cocaina a settimana in Abruzzo da cedere ai pusher di zona che spacciavano, soprattutto, sulla costa teramana e nel Pescarese. In due casi – ha spiegato il capo della Mobile nella conferenza stampa a cui erano presenti il vicario del questore di Teramo Patrizia Carosi e il capitano della Compagnia della Guardia di Finanza dell’Aquila, Luca Russo – gli indagati hanno estorto ad un tossicodipendente di Teramo un appartamento poiche’ non in grado di pagare un debito per l’acquisto di droga mentre un altro tossicodipendente e’ stato sequestrato un’intera giornata e picchiato per costringere a pagare chi si rifiutava di saldare il conto.
‘Perno’ dell’organizzazione, sempre stando alle indagini, e’ il costruttore aquilano che supportava il traffico di stupefacenti con mezzi e strumenti a sua disposizione: dalle autovetture per il trasporto della droga da parte degli affiliati albanesi alle assunzioni fittizie nelle proprie imprese per regolarizzare la loro permanenza in Italia.
Parallelamente all’indagine di polizia si e’ mossa la Guardia di Finanza dell’Aquila che aveva notato profonde discrasie tra la posizione fiscale e tributaria dell’imprenditore ed il suo tenore di vita. Le Fiamme Gialle aquilane hanno cosi’ scoperto che l’uomo possedeva un ingente patrimonio composto da 20 immobili, 10 autovetture di grossa cilindrata, tra cui una Lamborghini Gallardo e uno yacht ormeggiato all’estero. I beni sono stati sottoposti a sequestro preventivo.
La Finanza, nel corso degli accertamenti patrimoniali, ha scoperto che l’aquilano, che aveva avuto sentore di indagini a suo carico, si era ‘spogliato’ dei propri beni intestandoli fittiziamente a persone a lui vicine. Il pm Mancini ha riunito i due fascicoli chiudendo le indagini con la richiesta di arresti eseguiti stamane.