L’AQUILA – Lo storico bar chalet della Villa Comunale dell’Aquila, in pieno centro storico, trasformato in una centrale per lo spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina in particolare. Sono state ordinate cinque misure cautelari. L’operazione, le cui indagini sono iniziate nel settembre scorso, e’ scattata all’alba. Dodici, in tutto, gli indagati, mentre le misure cautelari riguardano Alessandro Ettorre, 43 anni, El Habib El Allam, cittadino marocchino di 38 anni residente ad Avezzano per i quali e’ stata disposta la custodia cautelare in carcere; arresti domiciliari per Silvio Barone, titolare, in passato, di un noto bar alla periferia ovest della citta’. Le altre due misure cautelari che prevedono l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, sono state emesse nei confronti di Antonio Calvisi, 63 anni, di Barisciano, dipendente del bar chalet della Villa Comunale, e di Nermin Dashi, 30enne kosovaro residente in citta’.
In particolare, stando agli accertamenti dei carabinieri, Calvisi avrebbe fornito al marocchino la necessaria copertura logistica per la sua attivita’ illecita, garantendo che le cessioni di stupefacenti avvenissero al riparo da occhi indiscreti. Circa 50, comunque, gli episodi contestati agli indagati, non tutti, tuttavia, avvenuti all’interno o nei pressi dello chalet, ma anche in luoghi estemporanei di volta involta individuati durante contatti telefonici tra spacciatori e clienti. Tra questi anche numerosi insospettabili, tra cui un medico aquilano, tutti segnalati alla prefettura quali assuntori di sostanze stupefacenti. Nel corso dell’attivita’ di indagine i carabinieri hanno sequestrato complessivamente circa 50 grammi di cocaina.
L’incipit dell’attivita’ investigativa aveva avuto il suo inizio nell’attenta analisi dei soggetti di etnia maghrebina controllati in citta nel corso del 2013 che ha consentito ai carabinieri di individuare sin da subito in El Abib El Allam uno dei principali fornitori di stupefacente. L’uomo, infatti, stando a quanto accertato dagli investigatori, forte della sua appartenenza ad una comunita’ come quella maghrebina presente nella Marsica, aveva la possibilita’ di approvvigionarsi di cocaina con assoluta facilita’ e con una frequenza tale da far registrare trasferte pressoche’ quotidiane verso L’Aquila.