SULMONA – Sette arrestati e diciotto indagati, tutti accusati di concorso in traffico illecito di ingenti quantità di stupefacenti e tentata estorsione: è questo il bilancio dell’operazione “Fenice”, portata a termine nelle prime ore di questa mattina dai carabinieri della Compagnia di Sulmona, al comando del capitano Fiorindo Basilico, in collaborazione con i militari della Compagnia di Castel di Sangro e del Nucleo cinofili del Comando Legione Carabinieri Abruzzo e Molise di Chieti.
I militari hanno sequestrato banconote per complessivi 74mila euro, un chilo e 200 grammi di hascisc e marijuana, bilancini di precisione. Il traffico di ingenti quantitativi di droga interessava soprattutto il mercato sulmonese, con diramazioni nel resto del comprensorio peligno, in particolare nei centri di Pratola Peligna e Raiano.
Il mercato prospererebbe su una consistente catena di piccoli spacciatori e consumatori. Tre degli arrestati sono finiti in carcere, altri quattro invece sono stati posti agli arresti domiciliari, su disposizione del Gip del Tribunale di Sulmona, Marco Billi.
Nel penitenziario di via Lamaccio sono finiti Massimiliano Le Donne, 33 anni, di Sulmona, Giovanni Gigante, 37 anni di Sulmona, Edoardo Bighencomer, 26 anni di Sulmona. Ai domiciliari invece sono stati posti Domeniko Elezi, 31 anni, albanese, residente a Pratola, Francesco Tirimacco, 25 anni, Andrea La Civita, 39 anni, Lorenzo Le Donne, 31 anni, tutti sulmonesi.
L’avvio delle indagini risale a due anni fa. L’attività investigativa, delicata e complessa, è stata avviata dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Sulmona, coordinati dal pm Stefano Iafolla, della Procura della Repubblica di Sulmona. Intercettazioni telefoniche e pedinamenti sono stati messi in atto dai carabinieri per arrivare ad individuare i presunti promotori del traffico di stupefacenti. Gli inquirenti hanno spiegato che le indagini hanno preso avvio dopo gli episodi di aggressione a danno di alcuni giovani, risalenti a due anni fa. Il movente di quelle aggressioni non sarebbero stati i futili motivi, come spesso dichiarato dagli aggrediti.
Le indagini invece avrebbero accertato trattarsi di moventi da ricondurre all’uso di minacce e violenze, messe in atto particolarmente da alcuni arrestati, per il recupero dei crediti dello spaccio delle sostanze. Per questo alcuni di loro sono accusati anche del reato di tentata estorsione.