SUDAFRICA – Nelson Mandela è morto a 95 anni. Il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, ha annunciato giovedì sera in un commosso discorso televisivo alla nazione la scomparsa del suo predecessore, eroe della lotta all’apartheid nel Paese. «I nostri pensieri – ha detto – sono con la sua famiglia, con i colleghi e amici e con il popolo sudafricano». Zuma, visibilmente commosso, ha espresso «profonda gratitudine» per Mandela e ha ordinato il lutto nazionale. Le bandiere saranno a mezz’asta in tutto il Paese da venerdì al giorno delle esequie. «La sua anima riposi in pace. Dio benedica l’Africa», ha detto ancora Zuma.«Voglio ricordare con semplici parole la sua umiltà, la sua grande umanità per la quale il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre». Nel suo annuncio Zuma si è rivolto ripetutamente a Mandela col suo popolare e affettuoso soprannome: Madiba.
Dopo essere stato ricoverato dall’8 giugno per il ripresentarsi di una infezione polmonare, Mandela era stato per tre mesi in clinica, e a settembre scorso era stato dimesso. Da allora si trovava nella sua casa vicino Johannesburg, dove riceveva cure mediche e assistenza, circondato dai familiari. Al suo ricovero a giugno a Pretoria era la quarta volta che entrava in clinica da dicembre 2012, quando era rimasto in clinica per 18 giorni a causa di una infezione polmonare e per sottoporsi a un’operazione per rimuovere dei calcoli biliari; a inizio marzo fu ricoverato un giorno a Pretoria per controlli medici programmati; poi il 28 marzo fu nuovamente ammesso in ospedale per problemi ai polmoni, e fu dimesso 10 giorni dopo. Mandela soffriva in particolar modo di difficoltà respiratorie perché contrasse la tubercolosi durante la lunga prigionia a Robben Island. Soffriva inoltre di fastidi alla vista, causati dagli anni di lavori forzati in una cava di calcare. Da giugno la presidenza sudafricana descriveva la sua condizione come «critica ma stabile» e solo mercoledì la figlia, Makaziwe, aveva detto che Mandela «non sta bene» ma continua a combattere coraggiosamente «dal suo letto di morte».
«Nelson mandela è vissuto per un ideale e l’ha reso reale. E’ uno dei personaggi più coraggiosi della nostra era. Appartiene al tempo, alla storia. Ha trasformato il sudafrica e tutti noi». Così il presidente Usa Barack Obama ha ricordato Mandela. «Il suo lavoro – ha aggiunto – ha significato moltissimo. Noi troviamo fonte di esempio e rinnovamento nella riconciliazione e nello spirito di resistenza che ha fatto dell’azione di Mandela una cosa vera».
Dal leader cubano Raul Castro (che ha ricordato «il caro compagno») al presidente palestinese Mahmoud Abbas («Mandela è stato simbolo della liberazione dal colonialismo e dall’occupazione per tutti i popoli che aspirano alla libertà»), da ogni parte del mondo sono piovuti tributi a quella che per decenni è stata una delle figure simbolo delle battaglie terzomondiste, prima di assurgere a punto di riferimento universale per la difesa della libertà. La cancelliera tedesca Angela Merkel gli ha reso omaggio in quanto «nome per sempre associato alla lotta contro l’oppressione del suo popolo», mentre il presidente francese François Hollande lo ha definito un «lottatore instancabile» che «ha fatto la storia, quella del Sud Africa e quella del mondo intero».
La morte di Mandela ha poi messo in luce le contraddizioni della Cina: se il regime comunista ha espresso in un breve comunicato dell’agenzia Xinhua le condoglianze per il «vecchio amico del popolo cinese», alcuni cittadini, scrivendo su Internet, hanno paragonato lo statista sudafricano ai dissidenti che si battono nel loro paese per i diritti umani, tra cui il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, che sta scontando una condanna ad 11 anni per «sovversione». «Stiamo ricordando una persona che ha rispettato e si è battuta per i diritti umani, la libertà e l’uguaglianza ma il Mandela della Cina, che faceva esattamente le stesse cose, è stato messo in prigione», ha scritto uno di loro. «Davvero ironico», ha scritto un altro, «se Mandela fosse stato cinese, l’avrebbero picchiato a morte».