CHIETI -Una Commissione d’inchiesta valuterà le ricadute ambientali sul territorio circostante inerenti al progetto “permesso di ricerca – Pozzo esplorativo Elsa 2” che interessa il sito al largo della costa abruzzese. Lo ha deciso la Giunta regionale che ha approvato il provvedimento relativo alla Valutazione Impatto Ambientale (Via).
Alla luce di questo la Regione ha ritenuto opportuno formulare osservazioni alla Procedura Via relativo alla perforazione del pozzo esplorativo, anche in ragione della valutazione dei rischi connessi alla realizzazione dell’impianto da cui potrebbe derivare una significativa e irreversibile riduzione delle risorse naturali del territorio in riferimento agli equilibri degli ecosistemi.
Nella relazione allegata alla deliberazione, si legge che le attivita’ di perforazione legate al permesso sono effettuate fino ad una profondita’ di 4.700 m. per il tramite di un pozzo posto a 7 km circa dalla costa e che le stesse risultano in aperto contrasto con gli indirizzi di sviluppo regionali, nonche’ in evidente contrasto con la vocazione del territorio. La Regione Abruzzo, infatti, nella propria programmazione socio-economica, segnatamente alla fascia costiera, mira da sempre a valorizzare ed implementare lo sviluppo turistico-ricettivo-culturale ed ambientale.
In questa cornice, particolare attenzione e’ stata riservata dalla Regione alla costa teatina, di cui riconosce l’alto valore naturalistico nonche’ un alto grado di integrita’ e fragilita’, tanto da sottoporne estese zone a tutela e conservazione. Contrariamente a detto indirizzo di tutela e di valorizzazione, tuttavia, il Governo centrale attraverso vari decreti ha autorizzato, al largo delle coste abruzzesi, permessi di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, in cui va ad inserirsi anche il progetto per la perforazione del pozzo esplorativo Elsa. Detta attivita’ di ricerca e’ ritenuta dal governo regionale in contrasto con gli indirizzi di sviluppo regionali e comunali, nonche’ in contrasto con la vocazione del territorio e dannose per la salute, per la fauna marina e per l’ambiente.
Nel documento approvato dalla Giunta regionale, si legge, tra l’altro, che oltre 12.290 kmq di acque marine dell’Adriatico centro meridionale italiano sono interessate da permessi di ricerca, istanze di coltivazione o nuove attivita’ di esplorazione di petrolio che si aggiungono alle 8 piattaforme gia’ attive e da cui, nel 2013, sono state estratte 422.758 tonnellate di greggio e che dette attivita’ rappresentano un serio rischio di inquinamento da idrocarburi per l’ecosistema marino Adriatico, chiuso e particolarmente fragile.